La Corte d’Appello di Roma ha condannato l’ex rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, alla pena di due anni e mezzo di reclusione con l’accusa di induzione indebita nei confronti del professore dello stesso Ateneo Sergio Tiberti. I giudici di secondo grado hanno confermato le accuse del processo di primo grado del Tribunale di Roma che aveva inflitto a Di Orio una condanna di tre anni di carcere, cinque di interdizione dai pubblici uffici per aver indotto Tiberti a consegnargli denaro non dovuto. La riduzione di pena di sei mesi, come ha sottolineato il difensore del docente, Giorgio Tamburrini, è stata causata dal fatto che alcuni reati sono andati prescritti. Il procuratore generale nella sua requisitoria aveva chiesto la pena di 2 anni e 11 mesi. I legali dell’ex rettore, Guido Calvi e Mauro Catenacci, hanno annunciato ricorso in Cassazione. Tamburrini ha spiegato che il suo assistito avvierà la causa civile per il risarcimento danni. “Siamo soddisfatti perché la costruzione di primo grado è stata confermata in appello – ha detto ancora Tamburrini -. In primo grado l’ex rettore era stato condannato anche al risarcimento danni di circa 98 mila euro, alla confisca dei beni da parte dello Stato per equivalente e al pagamento delle spese legali. Di Orio in seguito alla condanna di primo grado, a causa della legge Severino, è stato sospeso dall’insegnamento e dallo stipendio in Storia della medicina.
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