Oltre due occupati su tre (il 67,7% degli intervistati, con poca differenza tra le classi di età) hanno come obiettivo per il futuro quello di ridurre il tempo dedicato al lavoro, secondo il rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale.
Oltre tre occupati su dieci, soprattutto tra i più giovani, dichiarano di impegnarsi il minimo indispensabile, dicendo di no a straordinari, chiamate o mail fuori orario. Quasi il 28% ha rinunciato a un impiego migliore perché era troppo lontano da casa e per la maggioranza l’attività lavorativa influenza meno la vita privata rispetto al passato. “Il lavoro non è più l’attività di vita per eccellenza intorno alla quale tutto il resto deve strutturarsi. È il segnale di una transizione socio-culturale decisiva in atto, esito di una molteplicità di fattori tra i quali, anche, retribuzioni che per la grande maggioranza dei lavoratori non sostengono desideri e ambizioni”, si legge nel rapporto. Lo studio registra, in un momento di dinamicità del mercato, più che una fuga dal lavoro in generale, una corsa alla ricerca di posti migliori. Tra i lavoratori con meno di 60 anni che si dimettono, il 67% entro tre mesi si ricolloca in un altro impiego. Tra le donne con figli, invece, molte lasciano e basta, espulse da un mercato del lavoro dove essere madri ha ancora un costo professionale.