Farmaci made in Italy, il valore della produzione è di 34 miliardi

E’ di  34 miliardi di euro il valore della produzione dell’industria farmaceutica in Italia grazie al boom dell’export, cresciuto del 74% tra il 2015 e il 2020 e che ha fatto registrare un incremento di 14 miliardi negli ultimi 5 anni. Questi gli ultimi dati dell’industria del farmaco made in Italy illustrati all’Assemblea Pubblica di Farmindustria, che ha visto la partecipazione di tre ministri, da cui all’unanimita’ e’ arrivato un ringraziamento alle aziende della farmaceutica per quanto fatto durante la pandemia. Aziende da cui arriva pero’ l’appello a difendere la proprieta’ dei brevetti sui vaccini anti Covid, rafforzare la collaborazione pubblico-privato e accelerare la semplificazione burocratica. Sono 18 le aziende che hanno avviato studi clinici in Italia o che partecipano a progetti specifici di ricerca sul Sars-Cov-2 mentre alcune sono impegnate anche nella produzione o nell’infialamento di anticorpi monoclonali e vaccini anti Covid. Ma il loro contributo durante la pandemia e’ andato ben oltre questo. “In questi mesi tutte le imprese hanno prodotto al massimo della loro capacita’ per non far mancare i farmaci a chi ne aveva bisogno e alcune hanno modificato le linee produttive per rispondere alle esigenze dell’emergenza”, spiega il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. “Anche la ricerca non si e’ mai fermata e non ci siamo dimenticati di tutti gli altri pazienti, perche’ non c’era solo Covid, ma anche altre malattie”, da quelle croniche ai tumori. Leader per occupazione femminile e giovanile, attenta alla sostenibilita’ ambientale, diffusa al Nord, al Centro e al Sud del Paese, l’industria farmaceutica, ha spiegato Scaccabarozzi, ha investito in Italia 3 miliardi nel 2020 di cui 1,6 in Ricerca e Sviluppo e 1,4 miliardi in produzione” ed e’ “pronta a investirne altri 4,6 miliardi in tre anni che potrebbero portare 8.000 nuovi posti di lavoro. Ma per farlo e’ necessario adottare misure che rendano piu’ attrattivo il Paese”. Ovvero, “superare le pesanti complessita’ burocratiche per corrispondere alla velocita’ che caratterizza lo scenario delle life sciences”. Un appello raccolto dal ministro della Salute Roberto Speranza: “abbiamo l’obbligo di riforme che il paese aspetta da troppo tempo, a partire dal rivedere un modello di programmazione della spesa sanitaria ancora organizzato in silos chiusi. Un modello di un tempo che non c’e’ piu’ e che dobbiamo metterci definitivamente alla spalle. Tetti e playback devono esser superati”. Questo, ha aggiunto, “e’ il momento di semplificare e sburocratizzare dove possibile”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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