Il quinquennio 2018-2022 ha registrato investimenti regionali pari a 508 milioni di euro nella Formazione continua, con una media annua di 127 milioni erogati attraverso 132 avvisi regionali. Emerge tuttavia un significativo squilibrio territoriale che rischia di compromettere lo sviluppo omogeneo delle competenze nel Paese. Le imprese che hanno realizzato attività formative rivolte ai propri dipendenti sono situate in prevalenza nel Nord Italia, soprattutto in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (dove il 28,4% ha svolto attività formative), seguite dal Trentino-Alto Adige (27,2%). Per contro, le regioni meridionali, nonostante il maggiore fabbisogno occupazionale, hanno registrato tassi di partecipazione aziendale alla Formazione significativamente inferiori.
La nuova programmazione del fondo sociale europeo plus (FSE+) rappresenta la leva strategica per il futuro della Formazione professionale. Con una dotazione complessiva di 99 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, di cui 17,3 miliardi destinati all’Italia, il programma punta a sostenere l’occupabilità, l’inclusione sociale e l’istruzione di qualità.
Il fondo punta a correggere questi squilibri geografici attraverso una strategia articolata che prevede 17 programmi regionali, quattro programmi plurifondo specifici per le regioni del Sud e cinque programmi nazionali per supportare le aree più bisognose.
Mentre il divario territoriale nella Formazione continua si conferma una criticità nazionale, FondItalia segna una significativa controtendenza, con le regioni del Sud protagoniste degli investimenti formativi. I dati, che registrano l’approvazione di 120 progetti per un valore complessivo di oltre due milioni di euro e il coinvolgimento di 557 imprese, testimoniano un quadro articolato circa la distribuzione territoriale dei progetti.