Nel nuovo report dell’Ufficio Studi CGIA sull’aumento del rischio usura durante il periodo natalizio emergono anche i dati relativi all’Abruzzo, che mostra un quadro più stabile rispetto al resto del Paese. Al 30 giugno 2025, le imprese abruzzesi segnalate in sofferenza sono 3.206, in lieve diminuzione rispetto alle 3.228 dell’anno precedente (-0,7 per cento) . L’Abruzzo è una delle poche regioni italiane a registrare una variazione negativa, collocandosi al 17° posto nella graduatoria nazionale.
A livello provinciale si osservano andamenti differenziati. Chieti registra 860 imprese in sofferenza, in aumento di 31 unità (+3,7 per cento) . Pescara rimane stabile con 929 imprese, invariata rispetto al 2024. Teramo scende da 881 a 857 (-2,7 per cento), mentre L’Aquila passa da 589 a 560 (-4,9 per cento), segnando la riduzione più significativa tra le province abruzzesi .
I dati vengono inseriti nel contesto nazionale delineato dal rapporto, che evidenzia un aumento complessivo delle aziende insolventi, soprattutto nel Mezzogiorno, dove la crescita annua è del 6,3 per cento. In Abruzzo, invece, la contrazione del numero di imprese segnalate alla Centrale dei Rischi indica una situazione meno critica, pur con segnali locali di incremento che interessano in particolare il territorio teatino.
Secondo la CGIA, il rischio usura tende ad aumentare nei periodi di maggiore pressione finanziaria, specialmente per le microimprese che faticano ad accedere al credito bancario. Il calo registrato in tre province abruzzesi mitiga solo in parte le difficoltà del tessuto economico regionale, che resta esposto alla diminuzione dei prestiti alle imprese osservata a livello nazionale e alla conseguente vulnerabilità dei soggetti più fragili.
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