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La spesa natalizia 2025 cresce tra il 6 e l’8 per cento rispetto allo scorso anno, ma senza un aumento dei volumi acquistati. In Abruzzo l’incremento dei prezzi è legato soprattutto ai rincari energetici, logistici e dei servizi, mentre il reddito reale delle famiglie continua a ridursi. A fornire i dati è CIA Agricoltori Italiani Chieti-Pescara. «Il problema è evidente: mentre tutto aumenta, chi produce resta sempre l’anello debole», dichiara il presidente Domenico Bomba, aggiungendo che «non è più accettabile che i costi e i rincari siano scaricati su famiglie e imprese agricole».
Nelle sole province di Chieti e Pescara operano circa 20 mila aziende agricole, quasi la metà del totale regionale. Nel Chietino se ne contano oltre 14 mila, mentre nel Pescarese sono circa 6 mila, in gran parte di piccola e media dimensione. «Questi numeri raccontano il peso del nostro tessuto produttivo», sottolinea Bomba, «e spiegano perché ogni aumento di costo diventa un problema reale per migliaia di famiglie e comunità».
I prodotti tipici abruzzesi venduti direttamente in azienda, come olio extravergine, formaggi e salumi artigianali, mantengono prezzi stabili. «Quando gli stessi prodotti raddoppiano sugli scaffali, è chiaro che il valore non arriva a chi lavora nei campi», osserva Bomba.
Accanto alle criticità, emergono segnali positivi. In Abruzzo, secondo le prime stime del settore, oltre una famiglia su due ha acquistato almeno un prodotto natalizio tramite vendita diretta, mercati contadini o agriturismi. Inoltre, oltre il 60 per cento dei visitatori sceglie forme di turismo di prossimità, con soggiorni brevi, seconde case e borghi interni. «Ogni euro speso nelle aziende locali resta sul territorio», conclude Bomba, «sostiene lavoro regolare e contribuisce alla tenuta sociale delle aree interne. Difendere il reddito agricolo non è una battaglia di categoria, ma una scelta di interesse generale».
