Notizie d'Abruzzo le notizie della tua regione
Articoli Correlati
Sono 1.924 in più le famiglie che quest’anno hanno chiesto il Reddito o la pensione di cittadinanza in Abruzzo, secondo uno studio della Cgil Abruzzo e Molise che ha emesso una nota sul tema. In tutto, i nuclei familiari coinvolti in regione sono stati 22.890 e questo sino al 30 settembre. Il dato è in linea con la crescita registrata a livello nazionale. Come lo scorso anno, le famiglie abruzzesi richiedenti sono l’1,9 per cento del totale nazionale. In Abruzzo è la provincia di Pescara quella con il maggior numero di richieste: 6 mila 652 domane, esattamente 827 in più rispetto al 2021. Segue la provincia di Chieti con 6 mila 315 domande, precisamente 819 in più del 2021, poi l’aquilano con 5 mila 551 domande, ben 106 in più ed infine il teramano con 4 mila 552 richieste, 172 in più rispetto allo scorso anno. La misura mediamente vale, per ogni nucleo, 521 euro in Abruzzo. Le persone che hanno beneficiato del sostegno sono state, nell’anno in corso, 61 mila 903 in Abruzzo. Ben più ampia la platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza rispetto alla pensione di cittadinanza, beneficiano del primo il 95 per cento del totale in regione, a conferma che la mancanza di occupazione che garantisca un reddito dignitoso, è la principale causa della povertà, hanno chiarito dalla Cgil. In Abruzzo, i nuclei familiari maggiormente coinvolti dal sostegno sono quelli con un solo componente e quelli con 4 componenti di cui almeno un figlio minore. In un momento storico come l’attuale, dove i venti di guerra fanno sentire i loro echi con bollette sempre più care e nella difficoltà generale di trovare lavoro, non è quindi immaginabile tagliare una misura che garantisce la sopravvivenza, hanno sottolineato dal sindacato. Per la Cgil è evidente che, ad oggi, così come per gli altri ammortizzatori sociali, a dover essere migliorate sono le politiche attive del lavoro: aiuto e sostegno concreto alla ricerca di un lavoro che consenta un’esistenza dignitosa a chi oggi non ce l’ha.
