Ricostruzione, 3.700 persone al lavoro

Sono 3.718 i lavoratori impegnati nella ricostruzione dell’Aquila e dei comuni del Cratere, distribuiti su non meno di 543 cantieri per un totale di circa 389 imprese coinvolte. E’ la fotografia, aggiornata al giugno 2018, scattata dall’Osservatorio dei flussi di manodopera della prefettura dell’Aquila. I dati sono stati presentati nella seconda giornata del Festival della Partecipazione, durante l’incontro ‘Il lavoro nelle ricostruzioni post sisma’, organizzato dal comitato scientifico del festival in collaborazione con il Forum diversita’ disuguaglianze diretto da Fabrizio Barca. L’ex ministro e’ stato il principale relatore dell’evento, cui sono intervenuti anche Roberto Aloisio, professore del Gran Sasso Science Institute, Emanuele Verrocchi, segretario provinciale della Fillea Cgil e una ventina di operai che hanno partecipato alla ricerca.

I dati forniti dall’Osservatorio – organo di cui fanno parte, oltre alla prefettura, i sindacati degli edili e gli organi ispettivi – sono stati raccolti attraverso la compilazione di questionari on-line da parte delle stesse ditte coinvolte nei lavori che, mensilmente, comunicano il numero di lavoratori per cantiere, tipologie contrattuali e nazionalita’ dei lavoratori e sono stati incrociati con quelli delle banche dati dati dei due uffici speciali (Usra e Usrc). 

I lavoratori che stanno ricostruendo L’Aquila e i borghi del Cratere sono in larga misura manovali. “Il pregio degli immobili da riparare” si legge in un dossier che sintetizza le cifre ottenute dall’incrocio delle banche dati “e la complessita’ delle operazioni per assicurarne un’adeguata tutela da futuri sismi, impone una presenza di lavoratori qualificati. E’ possibile, quindi, che i dati nascondano l’impiego di lavoratori qualificati ma inseriti in qualifiche inferiori e quindi sotto retribuiti”. “E’ elevato e aumenta il numero di contratti a tempo determinato, che rappresentano il 35% del totale”, prosegue il dossier. “E’ in aumento anche il lavoro in affitto, somministrato dalle agenzie interinali. Questo provoca nei lavoratori precarieta’ e incertezza e minore possibilita’ di programmazione della propria vita”. “La precarieta’ dei rapporti di lavoro” continua il report “risulta chiara guardando al numero delle ore di lavoro nell’anno. Quasi il 40% degli operai, in un anno, non lavora piu’ di 4 mesi. La media annua delle ore lavorate pro-capite e’ stata pari a 864, corrispondenti a circa 5 mesi e mezzo. Il 32,2% dei lavoratori non ha lavorato piu’ di 400 ore in un anno”. La relazione si sofferma anche sulla “ricostruzione invisibile”, cioe’ sul fenomeno del lavoro irregolare e sommerso. “Anche se non esistono stime”, conclude il dossier, “un buon uso dei dati disponibili consente di individuare un indizio significativo della presenza del fenomeno. Nell’ambito di un significativo ricorso al subappalto, si osserva una massa di retribuzioni erogate che non appare congrua. Soltanto 74 ditte su un totale di 383 identificate sono ufficialmente assegnatarie dell’appalto, una frazione di poco inferiore al 20%: questo conferma una tendenza all’affidamento di lavori in subappalto. “Il corso annuo totale della manodopera”, evidenzia lo studio, “per 3718 lavoratori regolari e’ di 76,1 milioni di euro. Tenendo conto che la legislazione della ricostruzione fissa in due anni la durata dei lavori, si puo’ stimare un costo complessivo della manodopera pari a 152,2 milioni di euro. Il totale del finanziamento riconosciuto dallo Stato per i lavori nei 543 cantieri identificati e’ pari a 1142,8 milioni di euro. L’incidenza della manodopera puo’ dunque essere stimata in circa il 13% del costo totale dei lavori. Tale valore” conclude il report “e’ al di sotto della soglia del 15% presa convenzionalmente a riferimento nel valutare la congruita’ di manodopera. E suggerisce dunque che nei cantieri regolari potrebbero esservi ore di lavoro o lavoratori non regolari”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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