Sono 11 gli atenei digitali riconosciuti e il numero degli studenti iscritti è passato dai poco più di 40mila nel 2012 agli oltre 160mila del 2021, dunque è più che quadruplicato. La pandemia, poi, ha reso questi atenei più appetibili ai futuri iscritti alle università. È quanto emerge dal rapporto “Le università digitali come fattore di riduzione delle disuguaglianze” elaborato dalla Fondazione Luigi Einaudi. Da una rilevazione elaborata da Euromedia Research e presentata oggi, emerge che il 27,5% dei giovani intervistati, nella fascia di età 17-24 anni, ritiene che le università digitali rappresentino “il simbolo del cambiamento radicale che ha investito la nostra società in modo particolare dopo il Covid” e che “il ‘remoto’ diventerà la normalità”. In generale, il 50% dei ragazzi intervistati preferirebbe studiare vicino a casa senza lasciare la famiglia e, di conseguenza, l’89% si iscriverebbe ad un’università digitale qualora erogasse il corso di laurea preferito non presente nella propria città o zona di residenza. Le università digitali sono ritenute più sostenibili rispetto alle università tradizionali (48% contro il 17%), considerata l’assenza di costi aggiuntivi quali quelli, ad esempio, per abbonamenti ai mezzi pubblici, vitto e alloggio.
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