A proposito di quell’autonomia differenziata sulla quale si gigioneggia troppo!

di Angelo Orlando*

Un’umile proposta all’Ufficio di Presidenza della I Commissione- Affari Costituzionali-del Senato della Repubblica italiana.

il 20 giugno i Senatori componenti della Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica hanno iniziato, in sede referente, l’esame dell’A.S. 615, il disegno di legge del Ministro Calderoli sull’autonomia differenziata.

Certamente, nel periodo dal 23 maggio al 6 giugno 2023, hanno avuto l’opportunità di studiare attentamente gli oltre 60 documenti acquisiti nelle audizioni sul disegno di legge.

Avranno certamente apprezzato il fiume di dottrina, economica, costituzionale tributaria di dotti accademici, delle associazioni, degli organismi tecnici, di Confindustria, Svimez, ANCI, UPI…,disposti ad una full immersion anche per riscattare l’assenza dal dibattito parlamentare sui commi 791-801, il capolavoro del Ministro leghista Calderoli!

Avranno certamente apprezzato, dopo attenta esegesi, la posizione, ad esempio, della professoressa Elena d’Orlando, mente e braccio della dottrina autonomistica, già Presidente della Commissione paritetica del Friuli Venezia Giulia, membro della Commissione trattante del Veneto con il Governo nel 2018, assurta al soglio di Presidente della Commissione Tecnica dei Fabbisogni Standard, la mitica CTFS, con il gravoso e ingrato compito di concretizzare in pochi mesi quello che i suoi pur dotti predecessori non sono, ahimè, riusciti a fare in oltre 6 anni.

Avranno anche riflettuto sul suo pensiero, sintetizzato nella sua audizione del 16 febbraio 2022 presso la commissione parlamentare per le questioni regionali: “… Le dinamiche caratterizzanti il costituzionalismo europeo contemporaneo hanno da tempo il bel lato l’inattualità del modello dello Stato accentratore, la cui sovranità è stata erosa sia dei processi di integrazione sovranazionale (dall’alto), sia (dal basso) dalla rinnovata importanza che le istituzioni locali hanno assunto sul piano del recupero del senso di appartenenza identitaria e per la loro infungibile funzione di supporto ai processi di sviluppo competitivo dei territori… l’esperienza comparata dimostra, da un lato, che tutti i fenomeni di decentramento del potere hanno un carattere necessariamente dinamico, di processo; dall’altro come sia del tutto fisiologica l’enucleazione, all’interno degli ordinamenti decentrati, di forme differenziate di autonomia, le cui ragioni si radicano nelle peculiari e, per l’appunto, differenziate esigenze delle diverse realtà locali e che, anzi, gli assetti asimmetrici siano il modello vincente, in termini di miglior servizio reso ai cittadini, perché più aderenti alle peculiari esigenze delle singole comunità”.

Come se tutto questo non bastasse, il ministro Calderoli l’hai inserita anche nella Commissione LEP- Livelli Essenziali di Prestazioni, quel CLEP di 61 componenti presieduto dal professor Cassese, in compagnia di luminari del diritto come Giuliano Amato, l’onorevole Luciano Violante e tanti altri, Commissione certamente autorevole, anche se è complicato individuarne il campo d’azione, con il solo, pesante, limite della presenza di due soli economisti, uno dei quali, casualmente, consulente del Ministro Giorgetti.

Continuando nell’esame di questa impostazione il problema, avranno apprezzato anche le dotte relazioni del professor Andrea Giovanardi, ideatore e curatore del sito “ Autonomia “ della Regione Veneto, nonché coautore del libro “ Autonomia, differenziazione, responsabilità. Numeri, principi e prospettive del regionalismo differenziato”, le riflessioni del professor Mauro Bertolissi e dei tanti, autorevoli, sostenitori dell’autonomia differenziata.

Nel momento, poi, in cui si sono trovati di fronte a posizioni critiche rispetto a questa prospettiva, tra i documenti a disposizione negli archivi parlamentari, hanno certamente letto quello che la professoressa Floriana Cerniglia dichiarava di fronte alla Commissione Parlamentare per l’Attuazione del Federalismo Fiscale il 10 novembre 2021: “ Ma c’è un altro profilo che andrebbe considerato più attentamente ed ha a che fare con il tema più generale dello svolgimento delle politiche pubbliche (chi fa che cosa) in un governo multilivello. Tralasciando una quantità di dettagli, va detto che il contesto storico e/o economico, che plasma il tema dei rapporti tra Stato ed enti territoriali agli inizi degli anni ’90, quando parte il processo di decentramento in Italia, è molto diverso da quello che stiamo vivendo adesso. E soprattutto dopo la crisi 2008-2009 e la lezione che abbiamo imparato da alcuni errori commessi durante quella crisi, è ritornato in primo piano il ruolo della politica fiscale anticiclica. Sta anche tramontando l’idea che lo Stato debba limitarsi a pochi ruoli (regolatore e fornitore di servizi pubblici essenziali) ma deve invece intervenire con varie forme e strumenti per fronteggiare le grandi trasformazioni che stanno cambiando il mondo, ad esempio la trasformazione digitale, la questione ambientale. Questo è il senso delle grandi missioni e/o obiettivi di Next Generation EU ( NGEU) e del PNRR “.

Di fronte a quest’ottica rovesciata, avranno certamente dedicato la stessa puntuale attenzione ai testi del professor Villone, del professor Viesti, di tutti coloro, insomma, che evidentemente ritengono il testo del Ministro come presupposto di una deriva decisamente negativa per un’Italia già abbastanza fragile e divisa, provata e stremata da pandemia, Covid e disastri ambientali.

Ora, gli illustri Senatori hanno certamente contezza del faticoso percorso dell’unificazione e dell’evoluzione dell’Italia nel corso di quasi due secoli.

Non sarebbe, però, inutile, ultroneo o fuori luogo, sottoporre alla loro attenzione, non dico i libri di Gobetti, Salvemini, Giustino Fortunato e tanti altri studiosi della cosiddetta “questione meridionale”, ma almeno un testo esemplare per ricordare, ad esempio, gli indirizzi della politica economica ed industriale del nostro Paese dall’Unità fino al 1900, quel “Nord e Sud” di Francesco Saverio Nitti, che pur qualcosa dimostra a proposito del non indifferente contributo offerto dal Meridione alla crescita e alla industrializzazione delle regioni settentrionali.

Ecco i capitoli del libro:

Cap. I- Come si è formato il bilancio italiano- La situazione dei vecchi Stati prima dell’unità.

Cap. II – L’onere attuale delle imposte-Come il Mezzogiorno sia più duramente gravato.

Cap. III – Le spese dello Stato.- Quanto ciascuna regione dà e quanto in ciascuna regione lo Stato spende.

Cap. IV – Dove sono stati spesi e dove si spendono miliardi per l’esercito e per la marina.

Cap. V – Della difficoltà di istruirsi e della difficoltà di aver giustizia nell’Italia meridionale.

Cap. VI – Le spese per i Lavori Pubblici- Come il più grande numero di spese sia avvenuto nell’Italia settentrionale e nella centrale.

Cap. VII – Su alcuni spostamenti di ricchezza dal Sud al Nord.

Cap. VIII – Se gli impieghi dello Stato siano invasi dai meridionali o dai settentrionali.

Cap. IX – La crescente prosperità dell’Italia settentrionale: la lentezza nello sviluppo dell’Italia meridionale- Le condizioni presenti.

Sarebbe opportuno, infine, anche leggere attentamente il Focus dell’Istat del 13 giugno 2023, “ La politica di coesione e il Mezzogiorno. Vent’anni di mancata convergenza”, per capire, con la proiezione al 2030 e la simulazione di possibili scenari, come molte regioni, nell’Europa 27, corrano il rischio reale si un ritorno agli anni ’80 ( ma l’Abruzzo continua a vivere le illusioni create dalla politica!).

La motivazione di quest’umile richiesta, richiesta che non pretende assolutamente di essere suggerimento?

Un pensiero quasi ossessionante, nato dalla rilettura di un passo delle memorie e delle lettere del principe Clemente di Metternich, l’ottocentesco statista austro-ungarico che considerava l’Italia “un’espressione geografica “, un brano scritto dopo l’insurrezione del 1848: “ L’unificazione di queste parti si poteva concepire solo come Repubblica italiana perché l’Italia non aveva nessun sovrano in grado di radunare sotto di sé tutti gli stati italiani e, se anche ci fosse stato un tale principe, tutte le altre potenze avrebbero posto dei limiti alla sua ambizione. Un’Italia unita, quindi, poteva nascere soltanto con una spinta dal basso” (Memoires, documents,…., vol. 7, p. 407), pensiero che, seguendo la linea del Principe, potrebbe tranquillamente continuare così: “…mentre, ed è la situazione contemporanea che lo fa pensare, una frammentazione nuova dell’Italia potrebbe partire scelleratamente solo dall’alto”!

Ringraziando per l’attenzione, saluto con la dovuta deferenza, “ a capo chino, ma con il cuore pieno di speranza “, imitando, così, il devoto servitore di Lady Chatterley!

(Avvertenza per gli eventuali lettori abruzzesi. Se, malauguratamente, per cause discendenti da eccessivo impegno parlamentare in Senato, questa proposta non trovasse ascolto, noi abruzzesi abbiamo un incredibile asso nella manica per riproporla con esiti migliori. Quest’asso nella manica è il Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati, l’abruzzese verace, on. Nazario Pagano, sicuramente non insensibile al grido di dolore che viene dalla sua terra!).

*Insegnante, viene eletto al Senato della Repubblica nel 1994 nelle file di Rifondazione Comunista e per la XII legislatura fa parte della Commissione Finanze e Tesoro e di quella Agricoltura. Successivamente è per due mandati consigliere regionale in Abruzzo sempre per il PRC.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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