E’ sempre l’industria la priorita’ per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese.
L’accordo Fca-Peugeot e le dichiarazioni del ministro Provenzano.
Nella mia lunga attività sindacale mi sono sempre considerato un sindacalista dell’industria. Infatti
la mia formazione è stata caratterizzata dal rapporto e dalla contrattazione nei grandi gruppi
industriali,soprattutto negli anni ottanta e novanta quando la manifattura italiana era fatta di
eccellenza e di lavoro. Poi è vero che sono giunte le dolorose ristrutturazioni e
l’internazionalizzazione dei processi. E’ vero che molti anni fa un grande dirigente sindacale della
Cgil Gastone Sclavi affermava che “non si potevano avere la piena occupazione ed i cieli puliti” e
quindi anche il sindacato ed i lavoratori hanno dovuto, giustamente, fare i conti, sempre di più, con
la questione ambientale, ma il nostro Paese ha una struttura industriale seconda solo alla Germania.
E quindi, a mio modo di vedere, quando si parla di sviluppo economico del nostro Paese non si può
non partire dalla politica industriale.
Scrivo queste considerazioni,ovviamente, dopo l’annuncio, urbi et orbi, della fusione Fca – Peugeot
che porterà alla creazione di un vero e proprio colosso dell’auto a livello mondiale; un gruppo di 45
miliardi, con 8,7 milioni di auto prodotti. Una sinergica integrazione dettata sia dalla necessità di
essere maggiormente competitivi a livello mondiale per i due gruppi che per essere alla altezza della
sfida del futuro elettrico dell’auto fortemente voluto da Bruxelles e che prevede dal prossimo
gennaio 2020, per i costruttori d’auto, una media di emissione di 95 grammi di anidride carbonica
per chilometro, invece degli attuali 118. Prossimamente si sapranno meglio i dettagli della
operazione, soprattutto sul versante occupazionale, ma sarebbe sbagliato per il sindacato stare sulla
difensiva. Bisogna avere la capacità di entrare nel merito delle scelte aziendali, sapendo che il
livello di contrattazione, in questo caso, diventa necessariamente europeo. In poche parole
l’internazionalizzazione del capitalismo richiede, a mio modo di vedere, un ruolo sovranazionale
della contrattazione e dell’interlocuzione sindacale. E’questa la sfida che il movimento sindacale
confederale italiano deve saper raccogliere e gestire validamente, altrimenti si condannerà ad un
ruolo residuale.
Questa fusione Fca-Peugeot è importante anche per la Sevel di Atessa dove la joint italianofrancese,
dagli anni ottanta ad oggi sta funzionando, dando vita ad una grande realtà industriale
sotto gli occhi di tutti e che ha ancora grandi margini di crescita e di ulteriore sviluppo. Ormai la Val
di Sangro “come valle della morte”è solo un triste ricordo degli anni settanta ed in quella realtà
lavoratori e sindacato possono cogliere questa occasione di cambiamento per richiedere valide
garanzie per il futuro dello stabilimento e dell’indotto, soprattutto sollecitando la Regione ed il
governo sul versante delle necessarie infrastrutture per compiere il necessario salto di qualità in
coerenza con il nuovo progetto industriale della Fca.
Quindi anche in Abruzzo bisogna raccogliere la sfida e rilanciare il ruolo contrattuale del sindacato
e dei lavoratori.
Solamente qualche giorno fa in due interviste al Corriere della Sera ed alla Repubblica il Ministro
per il Sud Giuseppe Provenzano affermava che “non esiste Sud senza l’industria. Un’area di venti
milioni di abitanti senza produzione non ha futuro”. Erano anni che un ministro non si esprimeva
così chiaramente sulle politiche industriali necessarie non solo per il Sud ma per l’intero Paese. Una
prima risposta arriverà dal ruolo che il governo avrà proprio nella vicenda Fca-Peugeot. Che non
potrà essere quello del convitato di pietra!
di Nicola Primavera