di Francesco Piccinino Camboni
Essere cittadini europei
Ogni anno, il 9 maggio si celebra la Giornata dell’Europa, in memoria della Dichiarazione Schuman del 1950 che gettò le basi per quella che oggi conosciamo come Unione Europea. Eppure, come spesso accade con ciò che è stabile e quotidiano, l’UE rischia di essere dimenticata proprio perché troppo presente.
Ci siamo mai chiesti davvero cosa non potremmo fare senza l’Unione Europea? Quanti dei nostri diritti, delle nostre libertà, delle nostre certezze derivano da quell’architettura comune che spesso critichiamo, ma da cui traiamo un sostegno continuo e silenzioso?
Viaggiare, studiare, lavorare
Spostarsi da un paese all’altro senza passaporti o dogane, poter studiare a Parigi o Berlino con lo stesso diritto che si ha a Milano, cercare lavoro a Lisbona come a Roma: sono solo alcune delle possibilità che l’Unione Europea ci garantisce. Sono conquiste che sembrano naturali, quasi banali, ma non lo sono. Senza l’UE, ogni confine tornerebbe a essere una barriera. Le università non offrirebbero programmi Erasmus, le imprese non godrebbero del mercato unico, i giovani non avrebbero lo stesso accesso a borse di studio, tirocini e opportunità in 27 paesi.
Uno strumento contro le crisi
L’Unione Europea ha dimostrato, soprattutto nei momenti di difficoltà, di saper mettere in campo risorse e strumenti concreti. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), o il programma Next Generation EU, hanno rappresentato per l’Italia una svolta senza precedenti: oltre 190 miliardi di euro per rilanciare economia, infrastrutture, sanità, transizione ecologica e digitale.
E non è un caso isolato. Ogni anno, milioni di euro vengono stanziati per progetti di innovazione, sviluppo scientifico, sostegno all’agricoltura e coesione territoriale. Dall’accesso ai fondi per la ricerca, come Horizon Europe, alle startup green sostenute dall’UE, passando per le tutele che ogni consumatore europeo ha quando acquista online, come il diritto al recesso o il rimborso garantito, l’Europa è una presenza quotidiana, spesso invisibile, ma determinante.
Sovranità condivisa: un equilibrio delicato
Eppure, è lecito porsi delle domande. L’Unione Europea decide norme che si applicano a tutti i Paesi membri, ma può davvero garantire che ogni decisione sia vantaggiosa per ognuno allo stesso modo? Alcune politiche economiche e fiscali, ad esempio, sembrano favorire le economie più forti, penalizzando quelle più fragili. La questione della gestione dei flussi migratori ha mostrato quanto sia difficile trovare un equilibrio tra solidarietà e interesse nazionale.
È legittimo interrogarsi: fino a che punto l’Unione può intervenire senza erodere la sovranità degli Stati? Qual è il confine tra cooperazione e imposizione? Sono domande necessarie, che devono alimentare un confronto aperto. Ma porsele non significa rifiutare il progetto europeo: al contrario, significa volerlo migliorare.
Un patto di diritti, giustizia e pace
Dietro molte delle tutele che oggi consideriamo acquisite, la protezione dei dati personali, la qualità dell’aria, la sicurezza dei prodotti o i diritti delle minoranze, c’è la legislazione europea. Senza l’UE, molti di questi standard non sarebbero garantiti.
Soprattutto, però, l’Europa ha garantito qualcosa che spesso si dà per scontato: la pace. Un continente che nel secolo scorso è stato dilaniato da guerre fratricide ha trovato, nella cooperazione economica e politica, il modo di disinnescare il conflitto. Questo non significa che tutti i problemi siano risolti, né che il rischio sia scomparso, ma il fatto stesso che oggi discutiamo di regolamenti ambientali e bilanci comuni, e non di confini e armamenti, è un risultato storico (ma fragile), che merita attenzione e cura.
Un’Europa da difendere, anche dalle nostre disattenzioni
Senza l’Unione Europea, non solo perderemmo vantaggi materiali, ma rischieremmo di smarrire un’identità collettiva costruita con fatica. Eppure, l’euroscetticismo cresce. Le elezioni europee spesso registrano bassi tassi di partecipazione, i dibattiti pubblici restano poveri di contenuti, e molti cittadini ignorano il funzionamento delle istituzioni europee.
Forse oggi, nella Giornata dell’Europa, dovremmo chiederci non solo cosa fa Bruxelles per noi, ma cosa noi siamo disposti a fare per preservare questo progetto.
Il futuro
L’Europa non è un’entità astratta, né un organismo estraneo. È fatta di noi. E noi, ogni giorno, decidiamo se renderla più forte o più debole, più viva o più vuota. In un tempo di crisi, nazionalismi e disinformazione, riscoprire il valore dell’Unione non è solo un gesto celebrativo: è una scelta di responsabilità.
Perché l’Europa non è solo un luogo dove viviamo. È un’idea. E le idee, se non si coltivano, svaniscono.