Intervista alla scrittrice abruzzese Silvia J.

di R. Matteo D’Angelo

È Silvia J. lo pseudonimo sotto il quale si cela la scrittrice abruzzese di romanzi rosa. Ha 38 anni, è originaria di Pescara ed ha studiato Design e Discipline della Moda all’università di Urbino Carlo Bò. Lavora principalmente nel ramo della moda, con esperienze al livello nazionale e internazionale. Ha vissuto gran parte della vita lontana dalla città che sente ancora sua, e dall’Italia. Tutto è iniziato con l’esperienza universitaria urbinate, poi un lavoro in negozio a Pesaro, a seguire una vacanza-lavoro in Australia, luogo che sognava di visitare fin dalla tenera età di 8 anni, fino ad approdare nell’immensa Cina, posto dove ha iniziato a scrivere e dove, per amore, ha vissuto per circa 9 anni. È stato proprio in Cina infatti che ha conosciuto LJ, un ragazzo cinese con cui condivideva la scrivania a lavoro e che è poi diventato suo marito.

Quando di preciso nella tua vita hai deciso di scrivere un libro?

Non c’è stato un momento preciso, è nato tutto come un gioco nel vero senso della parola. Un giorno per curiosità, scarico una APP, una di quelle in cui leggi una storia e puoi scegliere dove farla andare a parare. Non serve dire che l’esperimento durò ben poco, l’app forniva scenari abbastanza deludenti, ma fu sufficiente a far nascere in me l’idea di voler scrivere qualcosa di mio, qualcosa che mi permettesse di esprimere le varie parti del mio carattere. Mano a mano che il libro veniva fuori mi sentivo appagata, divertita e anche emozionata nel raccontare le vicende dei miei protagonisti. Quindi direi che è nato tutto come un gioco ma in un momento della mia vita in cui avevo bisogno, voglia e tempo di dedicarmi alla scrittura, chiamiamola pure congiunzione astrale.

Secondo te c’è qualcosa in particolare che porta a scrivere un libro? Com’è andata nel tuo caso?

Credo che siano diverse le ragioni che spingono una persona a pubblicare un libro, ma andando a scavare alla base di tutte risiede la voglia, a volte persino il bisogno, di voler comunicare qualcosa. Nel mio caso è nato tutto come un gioco. Il mio primo libro, “Non mi Ricordo più di Te”, primo della Misunderstanding series, è stato scritto tutto a Shanghai, principalmente di notte, ed è nato sia dalla voglia di mettermi alla prova, di capire se davvero avrei potuto farcela, sia dalla voglia di raccontare qualcosa di me. Non si tratta di un’autobiografia, ma tra le righe del mio romanzo ho nascosto un po’ di Silvia. Scrivere mi ha sempre rilassata, farlo per il pubblico è stata una scommessa con me stessa, scommessa che ad oggi posso ritenermi felice di aver fatto.

C’è stato un momento in particolare in cui ti sei sentita di essere una scrittrice?

No, tutt’ora non mi sento una scrittrice, sebbene abbia pubblicato un romanzo in due lingue, una novella e stia scrivendo un secondo libro. Scrivo per piacere. Ho sempre avuto un rapporto molto terapeutico con la scrittura, mettere i miei pensieri nero su bianco mi ha sempre rilassata, la differenza è che a un certo punto ho deciso di mettermi alla prova e di pubblicare, una storia senza troppe pretese, ma che potesse semplicemente tenere compagnia ai lettori, divertirli e farli sognare un po’.

Stai scrivendo una serie di romanzi?

Fino ad ora ci sono due libri: “Non mi ricordo più di te” e la novella “Che Natale insieme a te”. Ora sto intraprendendo la stesura di un altro libro che segue la serie.

Cosa porta a scrivere libri in un’era in cui i libri non sono apprezzati dalla maggioranza delle persone?

Mi piace pensare che la risposta sia il romanticismo, inteso nel senso più ampio del termine. Qualsiasi libro porta dentro di sé un messaggio, un ideale, un sogno che lo scrittore ha inserito all’interno in maniera più o meno esplicita.

Il tuo primo libro di cosa parla?

Il mio primo libro è una storia d’amore, più precisamente una commedia romantica. Si tratta della storia di una ragazza moderna, concentrata sulla sua carriera da make-up artist, e che in mancanza del grande amore non disdegna un’avventura con un avvenente e misterioso manager. Nonostante la ragazza sia una persona molto razionale ad un certo punto si troverà a dover fare i conti non solo con la sua parte più irrazionale ma anche con le famosissime farfalle nello stomaco, le quali inizieranno a svolazzare nel momento meno opportuno…

E il seguito?

Come ti spiegavo è già “in cottura”. Si tratta della storia di un personaggio, apparentemente negativo, presente nel primo libro. Scrivere questo secondo capitolo della Misunderstanding Series mi sta divertendo molto sia perché si tratta di un doppio POV, sia perché una parte fondamentale della storia riguarda la personalità molto forte e contorta del protagonista maschile, il quale compirà una vera e propria evoluzione durante il racconto, non solo da un punto di vista sentimentale ma anche personale.

Ne seguiranno altri?

Per quanto riguarda la Misunderstanding series, dopo il secondo volume per ora non ho previsto un seguito, novelle a parte. Per quanto riguarda nuovi progetti ho tante idee quindi sì, sentirete ancora parlare della sottoscritta.

Quanto tempo ti ha richiesto la stesura del primo libro?

La prima stesura è stata davvero veloce, circa due mesi e mezzo. Ero davvero molto ispirata e avevo tempo da dedicare alla scrittura, mi sono divertita ed emozionata durante la realizzazione del mio romanzo e spero che questo arrivi ai lettori.

Ci sono stati dei momenti duri durante la stesura?

No! Come dicevo prima avevo un’inarrestabile voglia di finire il mio romanzo il più presto possibile.

Quanto c’è di te in ciò che hai scritto?

Per quanto riguarda la storia non c’è nulla di autobiografico, mentre per quanto riguarda alcuni dettagli sì, diciamo che mi sono divertita a nascondere alcune mie piccole esperienze, sogni ed emozioni qui e lì tra le righe del libro.

Nel tuo caso la scrittura è un processo basato sull’ispirazione o sul lavoro quotidiano?

Direi che nel mio caso l’ispirazione ha fatto da padrona. Non scorderò mai una notte passata completamente in bianco, tanta era la voglia che avevo di finire di scrivere una delle scene principali del libro.

Sogni di scrivere qualcosa in particolare?

Non mi sono mai posta questa domanda. A pensarci bene probabilmente mi piacerebbe scrivere qualcosa su di me, ma non so se ne avrò mai il coraggio: scrivere un libro significa non solo mettersi in gioco ma esporsi al giudizio degli altri. Non sono sicura di essere pronta a mettermi completamente a nudo.

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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