L’Abruzzo “competitivo ed attrattivo”: le illusioni della politica e la realtà dei numeri.

di Angelo Orlando*

Nel luglio del 2016 la Banca d’Italia ha pubblicato uno studio: “Boulevard of broken dreams. The end of EU funding (1997: Abruzzi, Italy)”-“ Il viale dei sogni spezzati. La fine del finanziamento europeo”- (qualcuno se n’è accorto?).

A detta degli autori questa ricerca “indicava che la fine del programma di aiuti ha avuto un effetto negativo sulla crescita del Pil pro capite regionale. Questo saggio conferma con tutta evidenza che le politiche regionali europee favoriscono la crescita della performance economica delle regioni coinvolte solo nel periodo della loro realizzazione. Comunque, un’evidenza ulteriore suggerisce che gli effetti permanenti di questo trattamento sono decisamente irrilevanti (negligible) : queste politiche non riescono ad assicurare a queste regioni un duraturo più alto livello di crescita del prodotto interno lordo”. Preliminarmente si ricorda, in linea con il punto di vista della Banca mondiale, che bisogna distinguere tra trattamento e cura perché il trattamento è un modo di “ alleviare la sofferenza” e limitare l’impatto del problema, mentre, invece, la cura dovrebbe porre fine al problema. In qualche caso il trattamento è anche cura, ma questo non sembra, però, essere il caso dell’Abruzzo. In accordo con i risultati dell’analisi, si evidenzia che dopo la fine del programma il Pil pro capite in Abruzzo ha mostrato un più debole livello di crescita: infatti, 7 anni dopo la fine del programma-è il programma 1989-1996, quello dell’appartenenza all’Obiettivo 1 dal quale l’Abruzzo esce, definitivamente, ma con una successiva proroga della possibilità di spesa fino al 2000, nel 1997 senza il cosiddetto phasing out, il supporto di transizione – il Più pro capite in Abruzzo era di poco superiore al livello precedente al ritiro dei fondi. Dopo aver ricordato che l’Abruzzo è collocato nell’Obiettivo 1 dal 1896 al 1997, il saggio rileva, ancora, che nel ciclo 2000-2006, mentre il resto del Mezzogiorno rimane nell’Obiettivo 1, l’Abruzzo è incluso nell’Obiettivo 2, insieme con regioni del Centro-Nord Italia. Passando dall’Obiettivo 1 all’Obiettivo 2 l’Abruzzo si trova di fronte ad una larga diminuzione del supporto finanziario dell’Europa: sulla base delle stime, le dotazioni finanziarie sono più che dimezzate. Così, allargando lo sguardo anche su altre regioni, è possibile constatare che i fondi europei hanno un impatto eterogeneo sulle regioni “ assistite “ e che in meno di un terzo di queste, quelle con sufficiente capitale umano e con ottime istituzioni, sono in grado di produrre una più veloce crescita del reddito pro capite. La conclusione, scontata, è che l’Obiettivo 1 è un rimedio per il sottosviluppo economico solo a condizione che i finanziamenti non siano interrotti. Questo, alla fine, significa che il programma è più spesso interpretato con l’intento di favorire una maggiore coesione sociale piuttosto che dall’idea che possa stimolare una crescita endogena, sottintendendo, inoltre, che la stagnazione economica o, addirittura, l’arretramento di una regione dipendono più da evidenti responsabilità delle governance nazionali e locali che da crisi economiche. Così, per un’analisi più profonda delle realtà sulle quali intervenire, proprio nel momento in cui l’Abruzzo sta per passare dall’Obiettivo “Competitività regionale e occupazione”-2014-2020-, la Commissione Europea decide di approntare un nuovo strumento, l’Indice di Competitività Regionale. “La competitività è definita come la capacità di un’economia di mantenere elevati gli standard di vita per coloro che vi partecipano, per attrarre e mantenere imprese con quote di mercato stabili o per aumentare le attività settoriali… La dimensione regionale dell’indice di competitività riesce a cogliere elementi e situazioni che gli indicatori nazionali non sono in grado di offrire, quali la capacità di anticipare le sfide economiche sociali interne ed esterne e di adattarvisi con successo, offrendo nuove opportunità economiche, tra cui gli impieghi di qualità superiore. L’indice di competitività regionale mostra i punti di forza e di debolezza di ciascuna delle regioni e fornisce, altresì, un resoconto degli aspetti su cui ogni regione dovrebbe concentrarsi, tenendo conto della sua specifica situazione e del suo livello generale di sviluppo (Regioni & Ambiente, 1 luglio 2013). Questo indice è basato su 11 “pilastri “, che descrivono la competitività dei territori, pilastri raggruppati nelle tre dimensioni di Base- 5-, di Efficienza- 3- e di Innovazione-3-( questi “pilastri”, a loro volta, raggruppano 70/72 “sotto-pilastri”).

I pilastri della dimensione “Base” sono: Istituzioni, Stabilità economica, Infrastrutture, Salute, Qualità/Quantità della scuola primaria e secondaria.

I pilastri della dimensione “Efficienza” sono: Istruzione terziaria e formazione, Mercato del lavoro, Mercato potenziale interno.

I pilastri della dimensione “ Innovazione” sono: Livello tecnologico, Complessità del sistema produttivo e del sistema finanziario, Innovazione.

Premesso che nella valutazione complessiva bisogna tener conto anche della dualità dei territori (pensate alle possibili differenze tra l’Abruzzo costiero e le zone interne), vediamo qual è la storia della posizione dell’Abruzzo nella graduatoria delle regioni europee dal 2010 ad oggi:

Nel corso di tutti questi anni, della valutazione degli esiti di questa ricerca si sono occupati Confindustria Toscana, ANCE Toscana, Assolombarda, Veneto, Umbria… Di grazia, nel corso di tutti questi anni, qualcuno ha avuto notizia di studi sul problema in Abruzzo?

Osservate ora il confronto tra l’Abruzzo e la media nelle regioni italiane a proposito dei voti di singoli “pilastri”:

Qualcuno può dire quando la politica, non solo in Abruzzo, uscirà dal sogno e comincerà a guardare la realtà?

*Insegnante, viene eletto al Senato della Repubblica nel 1994 nelle file di Rifondazione Comunista e per la XII legislatura fa parte della Commissione Finanze e Tesoro e di quella Agricoltura. Successivamente è per due mandati consigliere regionale in Abruzzo sempre per il PRC.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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