L’autonomia differenziata e l’Abruzzo: in Senato, a Palazzo Madama, comincia il “De profundis” per lo sviluppo della nostra Regione!

di Angelo Orlando*

Mentre nel mondo infuria la barbarie, dai femminicidi alla Palestina e all’Ucraina, il Senato della Repubblica, per la maggioranza di Governo, è il fortino inespugnabile, soprattutto considerando il ruolo accademico dell’opposizione. Così, in un lasso temporale decisamente breve, i prodi Senatori, compresi quelli abruzzesi, sono costretti a leggere 66 testi di audizioni a proposito del disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, oltre 95 sulla sessione di bilancio,
devono affrontare i problemi legati al disegno di legge sul “premierato” e, per finire, dovranno occuparsi anche del “ Piano Mattei”. Gli eredi di leggi elettorali incostituzionali o con dubbi di costituzionalità- un senatore abruzzese “pesa” meno di un nordico!- hanno già dovuto approvare, naturalmente con voto di fiducia, la legge 162/2023, quella che
istituisce la Zes unica del Mezzogiorno, misura che, nonostante le illuminate delucidazioni del sottosegretario Bergamotto e le speranze di Confindustria, affossa definitivamente l’Abruzzo, nell’assoluta ignoranza di quelli che sono i criteri
di competitività delle regioni meridionali. A proposito, poi, del disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, dopo sette lunghi e faticosi mesi, arriva in aula un testo risultante dall’assoluta indifferenza nei confronti dei dati economico-finanziari collegati, con l’aggravante che nessuno dei senatori, di maggioranza o di minoranza, abbia ritenuto
opportuno considerare quello che, a proposito del problema fondamentale per lo sviluppo dell’autonomia differenziata, l’approvazione dei LEP, è scritto nei commi 791-801 bis della legge 197/2022, una legge evidentemente votata senza prendere atto che una legge è legge perché si “legge”! Così, mentre nessuno si è preoccupato di audire la Presidente del Comitato Tecnico dei Fabbisogni Standard – CTFS- (i commi 793 e 794 indicano perfettamente il suo ruolo) il tutto è ruotato intorno all’azione del fantomatico CLEP, con audizione “informali” del presidente Cassese, senza alcuna
preoccupazione sul perché dell’informalità e senza nessuna acquisizione di documentazione scritta( qualcuno l’ha rintracciata sul sito del Senato?). Ora, alla fine del pastrocchio (provate a leggere i resoconti della Commissione
Affari costituzionali e soprattutto della Commissione bilancio) il “certosino lavoro” ha prodotto questo ineffabile risultato.
Preliminarmente, fissate in mente questo principio fondamentale della Costituzione della Repubblica italiana.
L’articolo 3 della Costituzione recita:
“ Tutti cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Evidentemente, molti anni fa, qualche acuto costituzionalista ha suggerito agli ideatori della secessione, della “ devolution” e della “differenziazione”, in successione temporale e ideologica, fino al primo “ comunista” Presidente del Consiglio, che la definizione della Repubblica come “una e indivisibile”, nella
gerarchia dei “ Principi fondamentali” , è collocata solo al 5° posto, ragion per cui , essendo la “ residenza” regionale esclusa al primo comma dell’art.3 come presupposto di “dignità sociale” e eguaglianza” davanti alla legge”, l’articolo 116,
comma terzo, della Costituzione autorizza la possibilità di rovesciare la storia della formazione dello stato “unitario” ( è fuori moda o inutile studiare Salvemini, Gobetti, Nitti ,,,,,e i Padri costituenti?)!
Leggiamo, alla fine, il testo da discutere in aula alla luce degli oltre 36 emendamenti – approvati-che hanno cercato, in maniera decisamente discutibile, di correggere l’impostazione originaria del disegno di legge – ad es., l’articolo 3,
uno dei decisivi, è stato riscritto di concerto da Lega e FdI-.
– Articolo 1: si dice che l’autonomia “nel rispetto dell’unità nazionale e al fine di rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio”…. per conformarsi ai principi di sussidiarietà, differenziazione e
adeguatezza, “di cui all’articolo 118 della Costituzione, nonché del principio solidaristico di cui agli articoli 2 e 5 della Costituzione” (evidentemente dimenticando l’articolo 3 ) definisce i principi per l’attribuzione, “ la modifica e la
revoca” alle regioni di ulteriori forme di autonomia. Si dice poi che i diritti sociali e civili devono essere garantiti “equamente” (il come ai posteri)!
-Articolo 2: si dice che “al fine di tutelare l’unità giuridica ed economica, nonché di indirizzo rispetto a politiche pubbliche prioritarie il Presidente il Consiglio dei Ministri,… può limitare l’oggetto del negoziato” (in una legge i verbi servili non
hanno diritto di esistenza!).
-Articolo 3: in assoluto spregio al lavoro pluridecennale della Commissione Tecnica Fabbisogni Standard e, addirittura, del CLEP, lo strumento della Cabina di regia della 197/2022, si fissano le materie e gli ambiti di materie. Umoristicamente si aggiunge che “possono essere aggiornati periodicamente in coerenza e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili (che nessuno conosce). Tralasciando, poi, le modifiche degli articoli 4, 5 e 6, è commovente la riscrittura dell’articolo 7, sventrato in due parti, laddove si dice che”In ogni caso lo Stato, qualora ricorrano motivate ragioni a tutela della coesione e solidarietà sociale… dispone la cessazione integrale o parziale dell’intesa…”.
Altro capolavoro è la suddivisione di questo articolo in due sub articoli ,per coordinamento formale, con la genialità di costruire tre commi dell’articolo 7-bis (Monitoraggio), attribuendo, nel terzo comma, alla Corte dei Conti una funzione
giuridicamente difficilmente compatibile con quella della Commissione paritetica. Decisamente tragicomico, è, poi, l’articolo 8, laddove, sempre senza tenere conto del quadro finanziario economico nazionale e dell’articolo 3 della Costituzione, con l’avverbio “ comunque” si garantisce la perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Tuttavia, il punto chiave che indica la “ libido” secessionista è il primo comma dell’articolo 10, laddove si dice che “l’esame degli atti di iniziativa delle Regioni già presentati al governo, di cui sia stato avviato il confronto congiunto tra il Governo e la Regione interessa prima dell’entrata in vigore della presente legge, prosegue secondo quanto previsto dalle pertinenti disposizioni della presente legge”. Prima il Nord, poi il resto d’Italia!
Quando tutto questo accadrà e chi ha molto avrà di più, la minore capacità fiscale per abitante dell’Abruzzo quali diritti sociali e civili assicurerà agli abruzzesi? Basterà la consapevolezza che i tartufi abruzzesi sono i migliori d’Italia?

*Insegnante, viene eletto al Senato della Repubblica nel 1994 nelle file di Rifondazione Comunista e per la XII legislatura fa parte della Commissione Finanze e Tesoro e di quella Agricoltura. Successivamente è per due mandati consigliere regionale in Abruzzo sempre per il PRC.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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