Silvio Spaventa nel bicentenario della nascita.

di Achille Lucio Gaspari*

Silvio Spaventa, patriota e politico italiano nacque a Bomba in provincia di Chieti nel 1822. A duecento anni dalla nascita in collaborazione con il Comitato Nazionale per le celebrazioni del Bicentenario si è tenuta giovedì 31 marzo un interessante convegno promosso dal Senatore Luciano D’Alfonso per celebrare la figura di questo statista abruzzese. La riunione presieduta dal Raffaele Bonanni presidente della fondazione Bertrando e Silvio Spaventa ha visto la partecipazione dell’on. Pina Picerno vice presidente del parlamento Europeo, e dei professori Filippo Patroni Griffi, Stefano Trinchese, Francesco Bonini e Enzo Fimiani.

La sala Zucchi di Palazzo Giustiniani era gremita da un uditorio attento e competente.

Silvio Spaventa, fratello minore del filosofo Bertrando ricevette la prima educazione a casa. Nel 1836 proseguì gli studi nel Seminario di Chieti e successivamente in quello di Montecassino. Trasferitosi a Napoli nel 1843 venne in contatto con il pensiero liberale ed hegeliano che approfondì con studi innovativi. Avendo Ferdinando II di Borbone concesso nel 1848 la Costituzione, Spaventa fondò il giornale La Nazione, lettura di riferimento dei liberali napoletani. Avendo individuato nella Monarchia una forza in grado di unificare l’Italia divenne un sostenitore della monarchia sabauda e fu un attivo partecipante dei moti democratici capitanati da Guglielmo Pepe. Colpito dalla reazione borbonica venne condannato a morte per impiccagione, sentenza tramutata in ergastolo. Ristretto per sei anni nel carcere di Santo Stefano venne successivamente liberato ed esiliato. Stabilitosi a Torino istaurò un rapporto di amicizia e collaborazione politica con Cavour. Eletto ininterrottamente deputato dal 1861 al 1889 nelle file della Destra Storica fu nominato sottosegretario all’Interno nei governi Farini e Minghetti. E’ stato il principale artefice, in questo ruolo, della repressione del brigantaggio meridionale. Ministro dei lavori Pubblici nel secondo Governo Minghetti (1873-1876) fu l’autore del progetto di legge per la nazionalizzazione delle ferrovie. Per interessamento di Francesco Crispi nel 1889 venne nominato Senatore del Regno. Si dice che nei suoi discorsi alla Camera dei Deputati pronunciati con voce stentorea esordisse con la frase “sono di Bomba e mi chiamo Spaventa”.

Influenzato dalla concezione hegeliana dello Stato elaborò una originale teoria del liberismo ed in polemica del trasformismo di Depretis propugnò un bipartitismo di tipo inglese. Nella sua dottrina costituzionale aspirava a uno stato forte ma non autoritario. Sosteneva la rigida separazione della sfera politica da quella amministrativa e con la sua azione legislativa creò e plasmò la Giustizia Amministrativa, conferendo al Consiglio di Stato che aveva una funzione solo consultiva, la Giurisdizione. Presidente della IV sezione del Consiglio di Stato pronunciò, in un discorso a Bergamo tenuto il 6 maggio 1880, queste parole “Queste guarentigie di giustizia ed imparzialità sono diventate oggi un bisogno tanto più imperioso, in quanto l’Amministrazione dello Stato vuole essere tutelata al possibile dagli influssi dello spirito di parte che ne corrodono le forze e ne alterano il fine più essenziale e benefico: quello di non essere più una amministrazione di classe, ma eminentemente sociale e rivolta al bene comune” Questi sono concetti di una attualità sorprendente.

L’Italia deve essere grata al lascito culturale e morale di questo intellettuale, politico e patriota, e noi abruzzesi siamo grati a Bomba che ci ha dato un simile personaggio che ci fa sentire orgogliosi di essere nati in questa Regione.

*Professore Ordinario Emerito, Direttore Sezione Clinica Chirurgica, Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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