Un viaggio patriottico

di Achille Lucio Gaspari*

La storia è maestra di vita; chi non conosce il passato ha difficoltà a comprendere il presente e probabilmente anche a fare previsioni per il futuro. Un periodo assai importante è quello della Grande Guerra che ha determinato grandissimi cambiamenti in Europa: la scomparsa delle monarchie di Austria, Germania e Russia e l’avvento di regimi totalitari come il Comunismo. Il Nazismo e il Fascismo. La rivoluzione tecnologica favorita dagli eventi bellici è stata notevole ma non sono mancati anche importanti cambiamenti sociali. Le donne in Italia hanno sostituito gli uomini nei campi e nelle fabbriche diventando consapevoli dell’importanza del loro ruolo.

Sono cose che abbiamo studiato sui libri di storia e molti di noi anche appreso dai racconti dei nostri nonni. A poco più di 100 anni dalla conclusione del conflitto io e mia figlia Chiara abbiamo ritenuto che andare a vedere alcuni dei luoghi più significativi sarebbe stato utile per noi e per i nostri piccoli Ettore e Miryam in modo da far vedere a loro che la vita non è solo un gioco e che quello che noi siamo ed abbiamo lo si deve anche al sacrificio dei nostri avi.

VIAGGIO

Primo giorno

Siamo partiti di buon mattino da Roma il venerdì santo; la nostra meta che abbiamo raggiunto nel primo pomeriggio era il monte Grappa. Questa montagna ha un valore particolare nella storia della grande Guerra. E’ qui e su Piave che il 12 novembre 19017 furono arrestate le truppe Austro-Tedesche che avevano sfondato le nostre linee a Caporetto. Qui e sul Piave si resistette all’ultima offensiva austriaca a metà giugno del 1918 e da qui il 24 ottobre 1918 iniziò la grande offensiva che impegnò le riserve austriache e consentì alle nostre armate di varcare il Piave ed iniziare la vittoriosa offensiva di Vittorio Veneto. La montagna è alta quasi duemila metri e dalla cima si può osservare un bellissimo panorama. Qui era attestata la IV armata agli ordini del Maresciallo Giardino e su questa cima è stato edificato un Mausoleo che raccoglie le salme di numerosi caduti italiani; il Maresciallo Giardino volle farsi inumare in questo mausoleo accanto ai suoi soldati

Un momento di raccoglimento è stato doveroso, sotto un cielo azzurro ed un freddo intenso mentre dove un tempo volteggiavano i nostri aerei, scendevano placidamente alcuni Parapendii.

Prima di risalire in auto abbiamo voluto ascoltare la celebre canzone “Monte Grappa tu sei la mia Patria”. Quindi siamo ridiscesi in piano e abbiamo varcato il Piave per raggiungere la vicina Vittorio Veneto. Questo fiume con le sue acque vorticose aiutò in quel novembre a fermare le ruppe austro-tedesche e qui nel giugno 18 cadde per difendere la patria il nostro asso della aviazione da caccia Francesco Baracca. Il cavallino rampante dipinto sulla carlinga del suo biplano, per gentile concessione della madre, è dipinto sulla carrozzeria delle Ferrari. E su una delle isolette di questo fiume cadde il capitano di vascello Andrea Bafile, medaglia d’oro, che sacrificò la sua vita per salvare quella dei suoi marinai schierati sulle rive del Piave. Ora riposa nella sua tomba in una grotta della Maiella ornata dai sassi del fiume. E’ stato naturale, mentre attraversavamo il fiume adesso in grande secca canticchiare la canzone “La leggenda del Piave”. Vicino c’è il piccolo comune di Valdobbiadene, piccolo ma famoso in tutto il mondo perché è il massimo produttore del Prosecco. Ogni metro quadrato del suo territori è coltivato a filari di Glera. Noi ci siamo recati presso l’enoteca Rebuli di cui siamo clienti. Infatti ci facciamo spedire dei box di vino che imbottigliamo per ottenere una fermentazione in bottiglia. Siamo stati cortesemente accolti dalla signora Rebuli che ci ha offerto un aperitivo e facendoci visitare le sue cantine ci ha dato qualche utile consiglio per l’imbottigliamento. Nel tardo pomeriggio abbiamo raggiunto la nostra menta Vittorio Veneto, ridente cittadina, ordinata, pulita; da ogni suo angolo trasuda amore di patria. Debbo ammettere che arrivati alla nostra prima destinazione eravamo un poco stanchi. Giusto nutrire l’animo di nobili sentimenti ma anche il corpo vuole la sua parte. Così siamo giunti all’albergo Calvi, piccolo, grazioso, comodo ed efficiente, gestito con grande cortesia da due giovani coniugi che ci hanno accolto con gentilezza e affabilità. La prima colazione è veramente ottima e ci sono squisite marmellate che si possono acquistare, cosa che abbiamo fatto con entusiasmo. Li vicino ci sono due ottimi ristorante raggiungibili a piedi dove ci siamo recati a cenare la sera di venerdì e la sera di sabato apprezzando il menù che ha un ottimo rapporto qualità prezzo.

Secondo Giorno

Dopo una buona colazione ci siamo recati a visitare il Museo della Grande Guerra, ricco di numerosi reperti, di filmati dell’epoca e di una atmosfera raccolta. Numerosi pannelli illustravano gli eventi storici. Io avevo il compito di raccontare la storia di questo formidabile evento ma i miei compagni di viaggio che forse avevano poca fiducia delle mie qualità di Cicerone si fermavano a leggere le didascalie con grande interesse e poi si rivolgevano a me con la frase” sai Lucio? Qui ci sono scritte le cose esattamente come ce le hai raccontate” Nel pomeriggio siamo andati a visitare una vecchia centrale idroelettrica dell’ENEL la cui costruzione è antecedente alla Grande Guerra. Bella dal punto di vista architettonico ed ancora in efficienza sorge su un ridente lago. Non lontano da Vittorio Veneto c’è una località con grotte e cascate, bella e non difficile da visitare. Ai più piccoli è piaciuta molto.

Terzo Giorno

La domenica di Pasqua ci siamo diretti ad Aquileia. La città è bellissima ed è statu un centro importante per la difesa dell’Italia durante l’Impero Romano dalle infiltrazioni dei barbari provenienti dal nord-est- Venne attaccata anche da Attila. La cattedrale è bellissima e il suo pavimento è costituito da splendidi mosaici che sono la più ampia superficie decorata a mosaico di tutto il mondo occidentale.

In questa splendida chiesa quando si decise di onorare tutti i caduti della Grande Guerra attraverso la salma del Milite Ignoto furono deposte 11 bare. Ad una madre triestina, Maria Bergamas, che aveva perso il figlio in combattimento venne affidato il compito di scegliere la bara che il 4 novembre 1922 sarebbe stata inumata nel Vittoriano a Roma divenuto compiutamente Altare della Patria dopo questa cerimonia. Maria, velata di nero entrò nell’abside e inginocchiatasi davanti ad una delle bare vi depose un mazzo di fiori. Questa bara ricoperta dal tricolore e montata su un affusto di cannone fu trasportata a Roma su un treno speciale. Durante il viaggio da Aquileia a Roma il treno si fermava in ogni stazione gremita di gente che si inginocchiava e lanciava fiori mentre le bandiere e i labari si inchinavano deferenti. Le altre dieci bare furono sepolte nel Cimitero degli Eroi che si trova dietro la Cattedrale e li volle essere sepolta anche Maria Bergamas in rappresentanza di tutte le Madri. Chi volesse potrebbe trovare su Youtube i filmati originali

Tutto molto bello, tutto molto commovente ma i nipotini avevano fame e volevano aprire le uova di Pasqua, e un poco di fame lo avevano anche i grandi. Così ci siamo recati al vicino ristorante Corallo dove abbiamo avuto un ottimo pranzo davvero rispettoso della tradizione pasquale. Da Aquileia ci siamo diretti a Palmanova che è una bellissima cittadina. Costruita durante la Repubblica di Venezia a scopo militare ha la particolarità di essere a pianta ottagonale . Questa disposizione architettonica che inizia dalle mura di cinta e si ripete all’interno, è stata conservata sino ad oggi. Al centro c’è una bellissima ed ampia piazza anche essa ottagonale al cui centro ,su un alto pennone, sventola il tricolore. Per la notte era stato prenotato dai giovani il B&B Urbantrend. Devo confessare che abituato a suite in alberghi di lusso ero molto dubbioso ma questa esperienza mi ha fatto ricredere. Organizzazione perfetta, stanza lussuosa e convenzione con un sottostante bar dove la mattina dopo abbiamo fatto una splendida colazione. Quella sera era il caso di stare un po’ leggeri; siamo pertanto andati in una birreria che aveva ottime birre artigianali e dei giochi da tavolo che hanno divertito molto il piccolo Ettore.

Quarto giorno

La nostra meta del lunedì di pasquetta era Caporetto dove si verificò la rotta della II Armata e l’invasione del Friuli Venezia Giulia e di gran parte del Veneto. Oggi Caporetto si trova in Slovenia perché a causa dell’esito nefasto della nostra partecipazione alla Seconda Guerra mondiale abbiamo perso tutta la Dalmazia e l’Istria , terre italiane e bellissime; italianità attestata anche da Dante almeno sino al golfo del Quarnaro dove il divin poeta dice che “il dolce si risuona”. Oggi noi siamo nella Unione Europea e lo è anche la Slovenia; un atteggiamento revanscista sarebbe inconcepibile. Attraverso una bella valle si arriva a Caporetto che ha alle spalle il monte Kolovrat. , graziosa cittadina ;che per raggiungerla bisogna varcare il fiume Isonzo Gli austriaci del Comandante Von Conrad e i tedeschi della XIV armata del Feld Maresciallo Von Bulow lo varcarono in senso inverso al nostro seguendo il piano elaborato dal suo capo di stato maggiore generale Ktaft Von Demelnsingen che prevedeva una rapida avanzata lungo le valli senza occuparsi dei soldati che presidiavano le montagne; vistisi circondati non avrebbero potuto far altro che arrendersi. Uno di questi abili comandanti era il tenete Erwin Rommel che conquistò rapidamente Lavarone. Nel dopo guerra scrisse un libro dal titolo Fanterie all’attacco. Applicò quei principi alla guerra corazzata quando nel 1940 comandò in Francia la VII divisione corazzata e con grande successo anche nel 1941 al comando dell’Afrika Korps tanto da guadagnarsi il soprannome di Volpe del deserto’azione austro-tedesca non fu affatto un colpo a sorpresa; i nostri servizi segreti sapevano tutto e ne avevano informato il generale Capello comandante della II armata il quale invece di assumere uno schieramento difensivo si mantenne in atteggiamento offensivo causando il disastro. Ma gli italiani non furono vili come il comandante Cadorna volle far credere in uno sciagurato proclama del 28 ottobre ma invece si batterono con valore secondo le loro possibilità. A prova di questo sulla collina che domina la cittadina c’è un piccolo museo della battaglia e intorno ad una chiesa del seicento è stato realizzato un piccolo ed intimo mausoleo che raccoglie i nostri caduti.

Rientrati in territorio italiano siamo andati in un luogo di montagna vicino Udine

Presso una graziosa baita Le Bistrot dove abbiamo avuto un piacevole pranzo a base di cacciagione. Il titolare ci ha chiesto qualche notizia di noi avendo capito che non eravamo del luogo. Avendogli detto che venivamo da Roma e che stavamo facendo un viaggio nei luoghi della Grande Guerra per insegnare ai nostri piccoli l’amore per la Patria , si è commosso, i suoi occhi si sono inumiditi e ci ha regalato alcuni libri che parlano di Gemona durante l’occupazione austriaca. Bisogna sapere che molti soldati della Seconda Armata che arrendendosi credevano di aver salvato la vita , morirono invece di fame e di malattie per la durezza della prigionia. Durante l’occupazione del Friuli e del Veneto molti fuggirono portandosi dietro le poche cose che poterono racimolare, e giunti in territorio italiano furono accolti e aiutati come fratelli. Non allo stesso modo andò l’esodo dei 300.000 istriani nella primavera del 1945 ,che transitando nei luoghi della Emilia Romagna dove più aspra era stata la guerra partigiana che era diventata una vera e propria guerra civile, furono fatti segno di insulti e boicottaggi come se fossero dei fascisti ma invece avevano solo la colpa di essere italiani come molti di quelli che nello stesso periodo finirono nelle foibe titine. Dagli austriaci furono perpetrati maltrattamenti, requisizioni e ruberie contro le popolazioni italiane. Cesare Battisti, Fabio Filzi e Nazario Sauro vennero sottoposti a processi farsa solo per essere nati nelle terre irredente e condannati alla impiccagione. La loro esecuzione venne filmata e diffusa per rappresentare un monito; servì invece solo a ricoprire di vergogna gli autori di questa macabra messa in scena. La allegra marcia di Radescky che conclude i concerti di capodanno a Vienna , veniva suonata dalle bande militari austriache a scopo di dileggio. Quando le avanguardie austro-tedesche raggiunsero Valdobbiadene non si salvò neanche una cantina. Un generale austriaco che aveva alzato troppo il gomito, preso da un eccessivo entusiasmo , sordo agli avvertimenti, superò di slancio con la sua automobile le prime avanguardie e finì per incappare in un posto di blocco dei bersaglieri e mentre cantava e rideva venne falciato da una raffica di mitragliatrice. Almeno lui lasciò gli orrori della guerra senza rendersene conto. Ma basta per oggi con la descrizione di eventi bellici. Dopo pranzo ci siamo recati a Borgo Piscolle, ridente paesino che ha la particolarità di avere un museo delle farfalle. Ci sono farfalle di tutte le specie, piccole e grandissime dai meravigliosi colori. Non sono morte , ma vive e vegete svolazzano in un ampio spazio. Vi lascio immaginare il divertimento e la gioia dei due nipotini immersi in questa fauna da sogno quando le farfalle andavano a posarsi sulle loro mani! Terminato il nostro giro siamo tornati a Palmanova e dopo esserci riposati un pochino ci siamo diretti a piedi verso un vicino ristorante, Il piccolo Ettore aveva deciso di non seguirci; sembrava inspiegabilmente irremovibile. Non riuscivamo a spiegarci il perché di questo comportamento ma alla fine abbiamo capito che voleva tornare alla birreria della sera prima , non per la birra che ovviamente non beve ma per i giochi che aveva trovato e che lo avevano molto divertito. Alla fine si è lasciato convincere e anche lui, come noi, ha apprezzato l’ottima cucina veneta.

Quinto giorno

Dopo una buona colazione e una lunga chiacchierata con la simpatica proprietaria del bar , una signora di Sorrento, ormai ambientatissima a Palmanova senza dimenticare le sue origini campane , ci siamo mossi per la nostra ultima meta Trieste. Prima però era in programma una visita al monumentale mausoleo di Redipuglia che racchiude i corpi di centomila soldati della Terza Armata .Il gigantesco monumento è impressionante e sorge accanto ai resti di una trincea. La parola PRESENTE è ripetuta all’infinito a lettere cubitali perché per chi ha questi valori i nostri caduti non sono morti invano e sono presenti nel nostro ricordo, nel nostro affetto e nella nostra ammirazione. Gradone per gradone vi sono tantissimi loculi chiusi in bronzo su cui in ordine alfabetico sono incisi i nomi dei caduti. Anche noi, come facevano altre persone , abbiamo trovato il nome dei nostri caduti. Il cielo era azzurro, il sole sfavillava; c’era un grande senso di raccoglimento, non si udiva una parola. Anche Miryam ed Ettore ,che hanno l’argento vivo addosso, e scorrazzano ovunque, senza che avessimo loro detto nulla ,se ne stavano quieti.

La Terza Armata schierata dal Carso al mare sotto il comando di S.A.R. Amedeo duca d’Aosta aveva difeso Venezia durante la rotta di Caporetto e contribuito alla conquista di Trieste. Qui, accanto ai suoi amati soldati, volle farsi seppellire l’invitto Comandante e con lui i suoi generali tra cui un generale medico nativo di Pescara.

Da qui siamo partiti in modo pacifico alla conquista della bellissima Trieste. Il 4 maggio 1918 ci arrivò per prima una compagnia del III Reggimento Bersaglieri. Sbarcati da un nostro cacciatorpediniere furono accolti nel porto da una immensa folla festante che altro non aspettava che questo momento. Non abbiamo fatto a meno di ricordare che la criminale guerra voluta da Mussolini ce la stava facendo sottrarre di nuovo dallo straniero. Nel maggio del 1945 venne infatti occupata dalle truppe titine che la tennero occupata per 45 giorni e questo con l’aiuto dei partigiani comunisti italiani e con l’appoggio di Togliatti. Ad opporsi furono in partigiani della Democrazia Cristiana , un gruppo dei quali attirato con l’inganno dai comunisti in un vicino bosco furono sterminati. Il capo degli assassini divenne deputato del PCI, si sottrasse al processo rifugiandosi a Mosca e ritornò poi in Italia valendosi di una amnistia. Giunti in città, per prima cosa ci siamo recati a visitare il castello di Miramare , edificato in posizione incantevole per volere dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo. Magari lo sfortunato nobile fosse rimasto a vivere nella sua affascinante magione! Invece per ragioni geopolitiche si recò in Messico per regnarvi da imperatore. Una rivoluzione spazzò via questo regno artificiale insieme alla sua vita.

Poi abbiamo scaricato i nostri bagagli nel confortevole B&B La 6° sito in posizione centrale e dopo aver parcheggiato le auto in un moderno parcheggio pubblico siamo saliti con un comodo ascensore sulla collina di San Giusto dove si erge la Cattedrale della città edificata su una precedente basilica romana dedicata alla triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva. La chiesa è molto bella e le campane istallate nel campanile hanno un suono vibrante e cristallino. Suonarono a festa per i due ritorni della città all’Italia , nel 1918 e nel 1953.C’è una bellissima canzone “le Campane di san Giusto” interpretata da Caruso (la si può ascoltare su Youtube) che celebra la prima riconquista. Nel 1953 io facevo la prima elementare e la nostra maestra ,per festeggiare la seconda riconquista, ce la insegnò e ce la fece cantare.

Trieste è di fondazione romana,e è possibile visitare un antico teatro ancora ben conservato ed utilizzato per rappresentazioni all’aperto. La città è molto elegante e predominano le costruzioni ottocentesche,palazzi imponenti e lussuosi. In piazza della Borsa è stato recentemente inaugurato un monumento a Gabriele D’Annunzio per ricordare l’impresa di fiume L’inaugurazione è stata osteggiata dalle forze di sinistra che accusano D’Annunzio di Fascismo. Niente di più falso. I dialoghi dal balcone con la folla, i “me ne frego” e “a noi” e addirittura l’inno “giovinezza” erano stati ideati da Gabriele e dagli arditi che erano con lui nell’Impresa di Fiume. Il Poeta con la collaborazione del sindacalista socialista De Ambris scrisse una costituzione di tale portata democratica che le migliori costituzioni di oggi non la eguagliano. Tra i principi fondamentali da tutelare c’era anche quello della Bellezza. Mussolini fingeva di ammirarlo ma in realtà lo disprezzava e diceva di lui” D’Annunzio è come un dente guasto; o lo estirpi o lo ricopri d’oro”. Io con un poco di superbia mi ci sono seduto accanto e ho sbirciato sul libro che tiene in mano. Che abbia scritto profeticamente qualcosa di me ? mi sono domandato- in verità sono abruzzese come lui. Ma in quelle pagine di bronzo non c’era scritto proprio nulla.

La nostra visita della città si è conclusa in Piazza dell’Unità d’Italia e non poteva essere diversamente. E’ stato soprattutto per onorare chi l’ha pensata, chi l’ha voluta e chi l’ha realizzata che abbiamo intrapreso il nostro viaggio.


a questo punto siamo tornati a cose più intime e più famigliari. Dopo esserci un poco riposati siamo andati a cena in un simpatico ristorante. Era l’undici aprile e la nipotina Miryam compiva 9 anni. Lei è nata per pochissime ore il giorno 11 e non il giorno 10 genetliaco della sua bisnonna di cui parta il nome. E in un aprile passato mia figlia Giulia Stella zia da lei molto amata, guarì da una grave malattia. Quando in un incontro privato raccontai queste cose a Sua Santità Francesco, il Romano Pontefice mi disse “ non sono coincidenze, nulla accade per caso, in ogni cosa c’è un volere divino “ e mi donò un rosario per la bambina. Miryam era un po dispiaciuta per non aver potuto festeggiare il suo compleanno con cugini ed amici ( cosa che poi ha fatto a Roma) , ma immaginatevi la sua gioia quando nel locale si sono spente le luci e mentre arrivava una torta con tanto di candeline tutti gli avventori le hanno cantato una canzone di auguri e fatto un lungo applauso.

Il ritorno

Il giorno dopo abbiamo ripreso la via di Roma ,un viaggio di quasi 700 km sia pure tutti in autostrada. Ma non ci siamo stancati. Marco guidava una Tesla elettrica e si è dovuto fermare tre volte per fare delle brevi ricariche. La mia Mercedes a motore termico non ne avrebbe avuto bisogno, ma queste soste ci hanno rinfrancato.

Cosa dire di questo viaggio che ha coinvolto tre generazioni? I piccoli si sono annoiati meno del previsto e il piccolo Ettore ha confidato al padre che questo è stato il viaggio più bello della sua vita. Chi sa quanti altri viaggi farà. Speriamo che non si dimentiche quello fatto con i genitori e i nonni. Marco e Chiara hanno affrontato questo viaggio con entusiasmo e lo hanno organizzato con la sapienza di un tour operatore. Noi più anziani abbiamo rivissuto nei luoghi visitati i racconti dei nostri nonni.

I luoghi sono molto belli ed interessanti da visitare, la gastronomia e la enologia sono , per chi apprezza queste cose, di notevole livello e il viaggio può essere affrontato con un rapporto qualità-prezzo molto favorevole.

Abbiamo vissuto emozioni forti, l’ammirazione per gli eroi, il rispetto per i caduti, lo sgomento per la crudeltà della guerra ,ma il sentimento prevalente è stato quello della gioia per i sei giorni passati insieme in famiglia.

*Professore Ordinario Emerito, Direttore Sezione Clinica Chirurgica, Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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Un commento

  1. Ottimo lavoro, carissimo e chiarissimo prof, commovente racconto di un viaggio che stimola ricordi negli anziani e suscita amore di patria nei ragazzi. Bellezze e sapori dei luoghi visitati, storia e riflessioni, messaggi potenti: c’è tutto. Anche per me Redipuglia e trincee raggiunte a piedi mi hanno inchiodato nel silenzio. I nipoti faranno tesoro di questo viaggio ricco di esperienze indimenticabili. Puntuale la precisazione su D’Annunzio.
    Congratulazioni!

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