Blangiardo (Istat): migliora l’occupazione, si valorizzi qualità

Oggi in Italia si registra “una minor fecondità” dovuta anche a “motivi di natura economica”. Per migliorare la situazione demografica “è necessario che le famiglie, le coppie, siano messe in condizione di poter fare quei figli”. Ne è convinto il presidente di Istat, Gian Carlo Blangiardo, che in un’intervista al Sussidiario.net ricorda come “la trasformazione della popolazione avrà sicuramente un impatto importante sulle variabili, come quella dei consumi, che poi incidono sul quadro generale economico”. Quanto questa situazione demografica può accentuare i problemi dell’economia? “Non credo si sia in grado di misurare con precisione l’effetto, l’incidenza” che la situazione demografica italiana ha sull’economia. “Credo sia comunque ragionevole ipotizzare che ci sia una connessione – ha spiegato Blangiardo nell’intervista -. Per esempio, se le famiglie cambiano in termini numerici, ma soprattutto dimensionali, è evidente che ciò incide sui consumi. Sta crescendo la popolazione straniera, sempre più assimilata e integrata, ma probabilmente per motivi di minor reddito ha livelli di consumi mediamente più bassi rispetto alla popolazione autoctona”. Quindi, secondo il presidente di Istat “dobbiamo mettere in conto che la trasformazione della popolazione avrà sicuramente un impatto importante sulle variabili, come quella dei consumi, che poi incidono sul quadro generale economico”.

“E’ necessario che le famiglie, le coppie, siano messe in condizione di poter fare quei figli che oggi non fanno – ha detto Blangiardo al Sussidiario.net, prima di partecipare a un incontro al Meeting di Cl – C’è una minor fecondità, un rinvio, che molto spesso diventa rinuncia, nell’avere il secondo o il terzo figlio, anche per motivi di natura economica, legati alla struttura del mercato del lavoro, alla difficile conciliazione tra maternità e lavoro. C’è anche un contesto culturale che non sembra gratificare chi eroicamente decide magari di fare più figli”. Tutte queste cause, secondo il presidente di Istat”interagiscono e si sommano, producendo il risultato finale che poi osserviamo attraverso i dati statistici”.

Gli ultimi dati sull’occupazione sono positivi perché “nel 2018 siamo tornati al livello di occupati pre-crisi”. In Italia dobbiamo “cercare sempre più di valorizzare la quantità anche attraverso la qualità” del lavoro. Lo ha detto il presidente di Istat, Gian Carlo Blangiardo, che in un’intervista a il Sussidiario.net mette in evidenza i punti deboli del settore produttivo: “qualche volta non si fa rete, non c’è sufficiente apertura all’innovazione o la dimensione aziendale è troppo piccola”. “L’aumento dell’occupazione e la diminuzione del tasso di disoccupazione sono dati di fatto – ha spiegato Blangiardo che oggi parteciperà a un incontro al Meeting di Cl a Rimini -. C’è semmai da tener conto che oltre agli aspetti quantitativi contano quelli qualitativi: non basta l’aumento dell’occupazione, ma è importante che questa sia qualitativamente di buon livello. Quindi tutte le problematiche della precarietà, del part-time involontario o di sottoutilizzo di lavoratori con un’alta formazione sono ancora aperte e c’è da augurarsi che si possa ottenere qualche miglioramento”. Ci sono però degli “aspetti positivi” da non trascurare: “nel 2018 – ha aggiunto il presidente di Istat – siamo tornati al livello di occupati pre-crisi, cioè del 2008. All’interno di questo recupero, un ruolo particolarmente importante è stato quello dell’occupazione altamente qualificata nei settori dell’informazione e comunicazione, dei servizi alle imprese e dell’industria. Questo è un risultato confortante. Dobbiamo muoverci probabilmente in questa direzione e cercare sempre più di valorizzare la quantità anche attraverso la qualità”

“I punti deboli nel nostro settore produttivo, su cui si può cercare di intervenire, riguardano il fatto che qualche volta non si fa rete, non c’è sufficiente apertura all’innovazione o la dimensione aziendale è troppo piccola – ha ricordato Blangiardo nell’intervista a il Sussidiario.net -. Abbiamo poi alcuni ambiti produttivi in cui non siamo in grado di fare concorrenza a paesi nei quali il costo della manodopera è decisamente più basso. Però possiamo farcela laddove c’è bisogno di inventiva, di tecnologia, di capacità, anche di alto livello”. Poi “dobbiamo riuscire a valorizzare sempre di più le bellezze naturali e il patrimonio di cultura presenti in Italia, provando così a trovare risposte alla situazione problematica e critica che in qualche modo siamo costretti ad affrontare”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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