L’accordo sui Dazi siglato tra Stati Uniti e Unione Europea potrebbe tradursi, a regime, in un incremento significativo dei prezzi al dettaglio in Italia, con un rischio stangata fino a 4,2 miliardi di euro sulla spesa delle famiglie. Lo afferma il Condacons.
Secondo le proiezioni elaborate dall’associazione, le minori esportazioni delle imprese italiane ed europee verso gli USA – se non compensate da un aumento dell’export verso Paesi terzi – determineranno una contrazione dei profitti per miliardi di euro. Una riduzione che costringera’ molti produttori ad alzare i listini nei mercati interni per recuperare le perdite.Alcuni comparti, come il lusso, potrebbero risentire meno dei nuovi dazi, grazie a una domanda poco sensibile alle variazioni di prezzo. Diversa la situazione per settori come automotive e alimentare, dove l’impatto rischia di essere particolarmente pesante.Ipotizzando a regime un effetto sull’inflazione italiana del +0,3% in conseguenza di dazi al 15%, la spesa annua delle famiglie crescerebbe di 2,55 miliardi di euro a parita’ di consumi.
Se invece l’impatto fosse piu’ marcato, con un’inflazione al +0,5%, l’aggravio complessivo raggiungerebbe 4,23 miliardi di euro.A cio’ si sommerebbero possibili effetti indiretti su mutui e finanziamenti: un incremento dell’inflazione nell’area euro spingerebbe la Banca Centrale Europea a riconsiderare la politica monetaria, arrivando anche a un rialzo dei tassi di interesse, con evidenti danni per i titolari di mutui a tasso variabile.
Unico sollievo arriva dalla decisione dell’Unione europea di non applicare controdazi sui prodotti “Made in Usa”. In questo modo, i consumatori italiani non vedranno aumentare i prezzi di 25,9 miliardi di euro di beni importati annualmente dagli Stati Uniti: dai jeans ai cosmetici, dal ketchup al salmone, dai videogiochi ai ricambi per biciclette, fino a prodotti iconici come i SUV americani e le motociclette Harley Davidson.