Ferrovia, l’arretramento del binario dell’Adriatica vale 44 miliardi di Pil

L’impatto dell’arretramento della dorsale adriatica ferroviaria e implementazione dell’alta velocità è di circa 44 miliardi di euro di spesa complessiva (tra Abruzzo, Emilia Romagna, Marche, Molise, Puglia); 95 miliardi di Pil generato e creazione di 144mila posti di lavoro stabili a tempo pieno suddivisi, in varia misura, in tutte le regioni italiane. Nelle regioni coinvolte dai lavori, per i quali servirebbero circa 13 anni, “il solo cantiere del progetto contribuisce a una crescita del Pil in media allo 0,6% su base annua; a livello nazionale il contributo alla crescita si attesta intorno allo 0,4%”. I dati emergono da uno studio, del Centro studi Confindustria e Open Economics, nato dall’esigenza di Confindustria Ancona di mostrare le potenzialità dell’alta velocità (Av) sulla dorsale adriatica come leva di sviluppo sull’economia nazionale. Il progetto consiste in “un intervento di profonda trasformazione dell’Adriatica, comprendente l’arretramento del tratto ferroviario e l’installazione della linea ad alta velocità”. I risultati dello studio illustrati nel pomeriggio in un convegno di Confindustria Ancona alla Loggia dei Mercanti; presenti, tra gli altri, il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Galeazzo Bignami, i presidenti di Regione Francesco Acquaroli (Marche), Marco Marsilio (Abruzzo), il presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini, il presidente di Camera Marche Gino Sabbatini; il presidente Confindustria Marche Roberto Cardinali con un videomessaggio. Nello specifico dell’impatto del progetto per l’Adriatica, la fase di progettazione, secondo lo studio, durerebbe tre anni, con una spesa di 5 miliardi, un impatto sul Pil di 12,7 miliardi e la creazione di 42mila posti di lavoro stabili a tempo pieno; dieci anni per il cantiere dell’infrastruttura, spesa 39 miliardi e impatto sul Pil di 82miliardi, con creazione di 102mila posti di lavoro stabili a tempo pieno. La lunghezza della tratta è di 610 km divisi tra: Puglia (30%), Marche (25%), Emilia Romagna (20%), Abruzzo (20%) e Molise (5%). Secondo l’analisi, l’operazione porterebbe notevoli benefici anche per turismo, industria, inquinamento e qualità di vita

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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