I dati sull’uso dei contanti in Italia

Con il via libera del Documento programmatico di bilancio nasce il piano “Italia Cashless” che, senza penalizzare nessuno, incentiva l’uso della moneta elettronica e i pagamenti digitali per favorire l’emersione dell’economia sommersa. Ecco una piccola mappa con gli ultimi dati di Bankitalia su “L’utilizzo del contante in Italia: evidenze dall’indagine della Bce ‘Study on the use of cash by households'” relativo all’anno 2016. Che mostra come il contante venga utilizzato in Italia soprattutto per i micro-pagamenti. E’ inoltre il mezzo preferito al Centro-Sud piuttosto che al Nord e dalle donne, dai giovanissimi e dalle persone con il reddito piu’ basso. Al contante fanno ricorso i consumatori per pagare circa l’86% delle transazioni nei punti vendita. Questo dato e’ leggermente superiore, di circa sette punti, alla media dell’Eurozona (79%) e l’Italia e’ tra i grandi Paesi europei quello con la percentuale piu’ alta. Quanto ai luoghi di acquisto dei pagamenti in contante prevalgono i negozi per le compere giornaliere, ristoranti bar e caffe’, mentre le carte vanno alla grande in hotel e campeggi e nei negozi di beni durevoli.

Nel 2016 il contante e’ stato lo strumento piu’ utilizzato per i pagamenti nei punti vendita: 85,9% delle transazioni totali (68,4% in valore), anche se carte e strumenti alternativi sarebbero preferiti nel caso in cui l’individuo possa scegliere il metodo di pagamento senza vincoli. – Gli strumenti alternativi al contante piu’ usati sono state le carte di pagamento (di debito, di credito, prepagate) con le quali sono state regolate il 12,9% delle transazioni (28,6% in valore). – E’ risultata invece ancora poco diffusa la tecnologia contactless: il 49% degli intervistati ha dichiarato di non possedere una carta o uno smartphone con cui poterla utilizzare; il 23,2% di possederla ma di non utilizzarla e solo il 20% di utilizzarla almeno una volta al mese. – Il valore medio delle transazioni e’ stato di 13,57 euro in contanti, di 37,70 euro per le carte. Al crescere del valore delle transazioni diminuisce la quota di pagamenti effettuati in contanti. La circostanza che le transazioni considerate nel diario sono quelle presso i punti vendita, per cui gli importi risultano piuttosto ridotti (il 90 per cento e’ inferiore a 40,00), potrebbe spiegare il dato sul maggiore utilizzo del contante rispetto agli altri strumenti di pagamento.  Il contante e’ maggiormente utilizzato al Centro-Sud piuttosto che al Nord. Piu’ in dettaglio, le percentuali piu’ basse di transazioni in contante sono state registrate in Lombardia (80,7%), Sardegna (81,7%) e Toscana (82,2%), quelle piu’ alte in Calabria (94,3%), Abruzzo e Molise (91,2 %) e Campania (90,8%). – Il contante e’ piu’ usato dalle donne, dai giovanissimi e da persone con reddito piu’ basso. I maschi, pur avendo eseguito piu’ transazioni delle femmine presso i punti vendita, hanno utilizzato meno il contante (84,6% del totale delle transazioni rispetto a 87,2%) ma con un valore medio leggermente piu’ alto (14,26 euro rispetto a 12,89 euro). Il valore medio delle transazioni con strumenti alternativi e’ invece stato piu’ elevato per le femmine (39,19 euro rispetto a 36,51 euro per le carte; 68,03 euro rispetto a 22,46 euro per gli altri strumenti). – La ripartizione per occupazione mostra una maggiore propensione all’uso del contante da parte di lavoratori autonomi, casalinghe, studenti e persone in cerca di lavoro. A questi fattori socio-demografici potrebbe essere associata una minore autonomia nella scelta del metodo di pagamento: ad esclusione dei lavoratori autonomi, le categorie che hanno mostrato un maggiore utilizzo del contante potrebbero dipendere economicamente da altri, che decidono quindi il mezzo con cui sovvenzionarli.

L’utilizzo di strumenti alternativi, in particolare le carte, e’ maggiore per: gli intervistati con piu’ elevato grado di istruzione o che non hanno ancora completato gli studi; le persone con redditi medio-elevati; gli impiegati e i pensionati. Il minore utilizzo di contante per queste categorie e’ probabilmente dovuto alla loro “bancarizzazione”: essi tipicamente ricevono il loro stipendio tramite accredito su conto corrente e possono quindi esprimere la propria propensione all’utilizzo degli altri strumenti alternativi. Un altro fattore esaminato e’ il luogo/tipo di acquisto. – Sono state regolate in contanti oltre il 90% delle transazioni peer to peer (es. carita’ e volontariato, servizi domestici); quelle che avvengono tramite distributori automatici e chioschi (e’ possibile che qui la scelta sia vincolata dalla indisponibilita’ della tecnologia); in ristoranti, bar e caffe’, dove invece sono accettati strumenti alternativi. A quest’ultimo riguardo l’indagine ha fatto emergere che gli “acquisti giornalieri” – quelli effettuati presso supermercati, fornai, farmacie, tabaccai, etc., che costituiscono la quota piu’ rilevante delle operazioni registrate – sono stati prevalentemente effettuati in contanti, anche quando erano disponibili alternative, probabilmente per il piu’ basso valore medio delle operazioni. La scelta dello strumento di pagamento e’ quindi influenzata dalle caratteristiche della transazione, ancor piu’ che dai fattori socio-demografici: il contante domina nei pagamenti quotidiani di importo ridotto (micro-pagamenti). 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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