Inps, coi voucher cancellati crescono dell’80 per cento i lavori intermittenti

Nel 2017 il numero di lavoratori dipendenti intermittenti con almeno una giornata retribuita nell’anno è risultato pari a 534.698, l’80,9% in più rispetto al 2016 interrompendo un trend negativo iniziato nel 2013: è questo l’effetto più vistoso dell’annullamento dei voucher deciso dal Governo nel 2017 e della necessità delle imprese di ricorrere a strumenti contrattuali alternativi sostituiti, dal luglio scorso, ma solo per le imprese con meno di 6 dipendenti dai nuovi contratti di prestazione occasionale e registrato oggi dall’Inps nell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti nel settore privato. A livello territoriale circa i due terzi dei lavoratori intermittenti lavorano nelle regioni del Nord. Nell’ultimo anno il Sud è la zona che presenta il maggior incremento rispetto al 2016 (+120,1%).Per quanto concerne la struttura per età emerge che, nel 2017, la classe di età modale è quella tra i 20 e i 24 anni con 138.251 (25,9% sul totale), mentre, rispetto al genere, i lavoratori maschi rappresentano il 47,8% della distribuzione. La retribuzione media annua è ammontata, sempre nel 2017, a 2.079 euro nel complesso. I lavoratori con la retribuzione media più elevata è quella tra 60 e 64 anni con 3.312 euro. Il numero medio di giornate retribuite è stata pari a 44 e anche in questo caso il numero cresce al crescere dell’età con un valore massimo di 58 giornate per i lavoratori tra i 60 e i 64 anni. 

In forte crescita sempre per effetto della cancellazione dei voucher, registra ancora l’Inps, il numero di lavoratori dipendenti in somministrazione con almeno una giornata retribuita nell’anno risultato pari a 778.007, pari al +25,2% sul 2016. In leggera flessione dello 0,5% però il salario medio annuo pari a 8.313 euro. Con riferimento alla qualifica il 74,3% è operaio (578.396 lavoratori ) contro il 24% degli impiegati e l’1,7% per le altre qualifiche. Per quel che riguarda il settore agricolo, invece, il numero di aziende che occupano operai agricoli dipendenti è passato da 186.424 dell’anno 2016 a 188.016 del 2017, registrando un lieve incremento pari a +0,9%, in controtendenza con il 2016, mentre dal 2012 al 2014 il numero di aziende è diminuito complessivamente di -3,9%. Il maggior incremento in percentuale si registra in Abruzzo con un +14,8%, mentre tra le regioni in controtendenza, si evidenziano il Trentino Alto Adige (-8,0%) e la Valle d’Aosta (-5,2%). Le regioni in cui si concentra il maggior numero di lavoratori sono la Puglia (17,4%), la Sicilia (14,4%) e la Calabria (10,8%). La classe d’età con maggior frequenza nel 2017 risulta essere quella ’45-49 anni’, in cui si trova il 12,6% dei lavoratori. Nelle classi d’età da 50 anni in poi si concentra il 32,0% dei lavoratori, il 22,1% hanno invece meno di 30 anni. Dal 2012 al 2017 la composizione per genere fa registrare un decremento della percentuale di donne sul totale dei lavoratori, dal 37,2% al 33,5%. Leggera crescita, infine, per i lavoratori agricoli autonomi che passa da 453.949 del 2016 a 454.285 del 2017, con un aumento di circa 340 lavoratori, pari a +0,1%. Tra le categorie l’unica in aumento risulta essere quella degli imprenditori agricoli professionali (IAP), che passa da 35.423 a 38.331, con un incremento pari a +8,2%.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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