L’emergenza coronavirus rischia di frenare le retribuzioni salariali

L’emergenza coronavirus rischia di frenare le retribuzioni salariali. A lanciare l’allarme è l’Istat nel report sulla contrattazione collettiva dal quale emerge come nel primo trimestre del 2020 la retribuzione oraria media in Italia sia cresciuta dello 0,6% su base annua, confermando una dinamica “molto moderata”. E la tendenza, avverte l’Istituto, “potrebbe subire un’ulteriore decelerazione nei prossimi mesi, qualora l’incertezza indotta dalla emergenza sanitaria dovesse rallentare ancora i tempi di rinnovo dei numerosi contratti scaduti”. A tal proposito, sempre secondo i dati Istat, sfiorano i 10 milioni i lavoratori che a fine marzo risultano essere in attesa del rinnovo contrattuale.

Si tratta, nel dettaglio di 9,9 milioni di persone, pari all’80,4% del totale. In sostanza, al 31 marzo il contratto è scaduto per otto dipendenti su dieci: tutti i pubblici dipendenti e circa i tre quarti dei dipendenti del settore privato.Per quanto riguarda le retribuzioni, l’indice è aumentato a marzo dello 0,1% rispetto a febbraio 2020 e dello 0,7% nei confronti di marzo 2019. In particolare, l’aumento tendenziale è stato dello 0,8% per i dipendenti dell’industria e dello 0,7% sia per quelli dei servizi privati sia per quelli della pubblica amministrazione.

I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli del credito e delle assicurazioni (+2,4%), dell’energia e petroli e dell’estrazione minerali (entrambi +1,7%). L’incremento è invece nullo per i settori del legno, carta e stampa, del commercio, delle farmacie private, delle telecomunicazioni e degli altri servizi privati.Secondo l’Istat, sono 51 i contratti collettivi nazionali che aspettano di essere rinnovati. In vigore per la parte economica ne restano 22, corrispondenti al 19,6% dei dipendenti (circa 2,4 milioni). Entrambe le quote, sottolinea l’istituto di statistica “sono decisamente più elevate di quelle osservate a dicembre (44,6% e 46,6% rispettivamente) e a marzo 2019 (52,4% e 52,8%)”.

Nel corso del primo trimestre 2020, prosegue Istat, sono stati recepiti tre accordi – società e consorzi autostradali, servizi a terra negli aeroporti e imprese creditizie – e ne sono scaduti dieci: impiegati agricoli, calzature, carta e cartotecnica, vetro, ceramica, metalmeccanica, commercio, mobilità, assicurazioni e servizi socio assistenziali.Nonostante il tempo medio di attesa di rinnovo, per i lavoratori con contratto scaduto, si sia ridotto, passando dai 12,7 mesi di marzo 2019 agli 11,2 mesi di marzo 2020, l’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è più che raddoppiata: 13,9 contro 6,6 mesi. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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