Randstad research, 5,3 milioni di giovani inattivi

In un’Italia sempre più anziana, con un’età mediana di 45,6 anni nel 2020 e destinata a raggiungere i 50 anni entro il 2060, c’è un grande potenziale per la sostenibilità del Paese: 5,3 milioni di giovani fra 15 e 29 anni inattivi, di cui il 42% residente al Sud, pari al 13,8% della popolazione in età lavorativa (15-64 anni). Un arcipelago variegato, che comprende giovani inattivi per un giustificato motivo perché studenti (4,2 milioni, statisticamente inattivi perché inoccupati o non a alla ricerca di un lavoro) e invalidi (158mila), il record europeo di neet, persone che non studiano e non lavorano (1,1 milioni inattivi in senso stretto, a cui si aggiungono circa 800mila disoccupati), e troppi occupati con contratti precari o che lavorano poche ore alla settimana.

E’ quanto emerge da ‘Le isole dei 5,3 milioni di giovani inattivi’, il nuovo rapporto di Randstad Research, il centro di ricerca sul futuro del lavoro promosso da Randstad, che ha tracciato un profilo dei giovani inattivi, analizzandone le cause e immaginando il futuro possibile. Isole diverse tra loro ma accomunate dalla scarsa o nulla integrazione con il mercato del lavoro e, in generale, da competenze carenti o diverse da quelle richieste dal mondo lavorativo nella società della conoscenza, come quelle digitali, che un giovane su tre non ha sviluppato nemmeno a livello base, anche fra i cosiddetti nativi digitali. Un problema storico che nasce durante gli anni delle scuole: il 13,1% dei ragazzi fra 18 e 24 anni ha interrotto prematuramente gli studi e soltanto il 37% degli studenti si iscrive a percorsi di istruzione-formazione post-secondari. E prosegue quando dopo la scuola ci si affaccia al mondo del lavoro: il 22,2% dei giovani sono neet scoraggiati che non lavorano e non cercano impiego, contro il 12,5% della media europea, addirittura il 52,8% fra i 16-24enni.

Dei 5,3 milioni di 15-29enni inattivi, oltre 2,2 milioni sono residenti al Sud e Isole (il 42% del totale), pari al 16,6% dei residenti in età da lavoro (15-64 anni). La seconda area del paese con la maggiore concentrazione di inattivi è il Nord Ovest con quasi 1,250 milioni (il 23,5%) e un’incidenza del 12,3% sulla popolazione attiva locale, seguita dal Centro (meno di 990mila, il 13% degli attivi) e dal Nord Est (quasi 840mila, l’11,4% degli attivi).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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