Lockdown, quarantene e didattica a distanza hanno avuto un impatto forte sui ragazzi, aumentando disagi e difficoltà in ambito scolastico, emotivo e sociale. L’impatto, però, è stato peggiore sui giovani che avevano difficoltà a disporre di un computer. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Università di Cambridge su oltre 1.300 ragazzi tra i 10 e i 15 anni, pubblicato su Scientific Reports. Nel Regno Unito, secondo le stime riportate nello studio, la percentuale di giovani in questa fascia di età con disturbi di salute mentale è cresciuta dall’10,8% nel 2017 al 16% a luglio 2020. Questo anche a causa del distanziamento per contrastare la diffusione del SarsCoV2. I ricercatori evidenziano, tra l’altro, come durante la pandemia, il 30% degli studenti appartenenti a famiglie della classe media abbia potuto partecipare quotidianamente alle lezioni scolastiche dal vivo o online, contro il 16% degli studenti delle famiglie della classe operaia. Una disparità che ha ampliato – e talvolta creato – il gap tra ragazzi sia in ambito scolastico che dal punto di vista emotivo e sociale. Per indagare il fenomeno, i ricercatori di Cambridge hanno utilizzato un sistema di valutazione del disagio che tiene conto di diversi fattori (iperattività/disattenzione, comportamento pro-sociale, problemi emotivi, di condotta e di relazione tra pari). È emerso che il punteggio tra i ragazzi è passato da 10,7 nel periodo pre-pandemico a 11,4 al fine 2020. Tuttavia, i ragazzi con problemi di acceso al computer hanno visto i loro punteggi medi di disagio salire a 17,8, rispetto all’11,2 dei compagni con facile accesso ai dispositivi. Il 24% dei giovani del primo gruppo aveva punteggi di difficoltà totali classificati come “alti” o “molto alti” rispetto al 14% del secondo gruppo.
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