Ermini (Csm): in Italia abbiamo spesso confuso le indagini preliminari gia’ con un’indicazione di colpevolezza

“Purtroppo in Italia abbiamo spesso confuso le indagini preliminari gia’ con un’indicazione di colpevolezza. In realta’ lo stesso avviso di garanzia dovrebbe essere semplicemente un avviso che da’ una garanzia al cittadino sotto indagine affinche’ possa difendersi. Tutto rientra in questo concetto”. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), David Ermini, a margine dell’evento “Le indagini preliminari, le paure di ogni cittadino e la soluzione scritte dell’articolo 358 del codice di procedura penale” svoltosi al Tribunale di Pescara. Ai lavori hanno preso parte, tra gli altri, il vicepresidente del Csm, David Ermini, l’Avvocato Generale della Corte di Cassazione Pasquale Fimiani, le figure apicali del Distretto di Giustizia Abruzzo, il presidente del Tribunale di Pescara, Angelo Mariano Bozza, la docente di diritto processuale penale dell’Universita’ di Teramo Rosita del Coco e il presidente nazionale Aiga, Francesco Paolo Perchinunno.  Rispondendo ai cronisti a proposito del titolo del convegno, Ermini sottolinea che “non e’ un problema di paura, e’ un problema di rispetto delle norme indicate dal codice di procedura penale. In Italia il pubblico ministero, che e’ un magistrato – osserva – puo’ chiedere il rinvio a giudizio o chiedere l’archiviazione. Le norme mi pare che siano chiare. Il nostro sistema e’ garantista, deve consentire al cittadino di portare elementi a suo discarico e il pubblico ministero li deve giustamente valutare. Penso che il rispetto delle norme sarebbe la cosa piu’ ovvia”, conclude il vicepresidente del Csm.

“Io sono la prova vivente che l’ordinamento italiano ha le garanzie adeguate per far emergere quella distinzione tra verosimile e realta’”. Cosi’ il senatore e presidente della commissione Finanze e tesoro del Senato, Luciano D’Alfonso, in apertura dei lavori dell’evento “Le indagini preliminari, le paure di ogni cittadino e la soluzione scritta dell’articolo 358 del codice di procedura penale” svoltosi al Tribunale di Pescara e da lui organizzato.

D’Alfonso ha poi spiegato di aver “scoperto dalle mie letture la centralita’ dell’articolo 358 del codice di procedura penale”, che impone ai magistrati inquirenti accertamenti a favore della persona indagata. Non a caso il sottotitolo dell’evento e’ “Consolidare le consapevolezze per accertare la verita’ e contenere il verosimile”, proprio per sollevare l’attenzione sul tema della corretta attivazione del procedimento penale che deve tendere all’emersione della verita’. Il senatore si e’ poi soffermato su alcune proposte, come “videoregistratore cio’ che accade durante le sommarie informazioni testimoniali” o come un “dies a quo che fissa la durata delle indagini preliminari”. Nel ribadire che “io sono la prova che l’ordinamento dentro di se ha le risorse per funzionare, ma so anche che a volte e’ faticoso”, D’Alfonso ha sottolineato la necessita’ di un “aumento delle consapevolezze”, anche di “quanto costa se un cittadino viene triturato”, ed ha detto che cio’ che si aspetta e’ “una giustizia che non rappresenti un confronto agonistico sportivo tra le parti”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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