“Nell’ultimo anno, abbiamo registrato una vera e propria pioggia di ricorsi da parte delle associazioni ambientaliste sui calendari venatori in gran parte delle regioni italiane, tra le altre la Toscana, le Marche, la Calabria e la Puglia. Obiettivo di questi ricorsi è bloccare l’apertura della stagione venatoria, o almeno ridurne al massimo gli spazi temporali e territoriali. Accade anche in Abruzzo: chi fa ostruzionismo e alimenta il conflitto e la confusione fa il male del territorio”. Lo dichiara il vice presidente della giunta regionale, Emanuele Imprudente, alla luce delle critiche sul calendario venatorio. “L’Abruzzo come le altre Regioni d’Italia – argomenta Imprudente – non tenta di “superare il dettato normativo” come dichiarato alla stampa da qualcuno in questi giorni. Il mondo venatorio, dal canto suo, si definisce sconcertato dal fatto che nelle regioni limitrofe, con le stesse leggi nazionali e più datati strumenti di pianificazione venatoria, risultino possibili le preaperture e la caccia vagante a settembre o a gennaio. La Regione Abruzzo, per il 2019-20, ha adottato un calendario venatorio assolutamente in linea con quello delle regioni limitrofe, ma nonostante questo siamo stati oggetto di ricorsi e contrapposizioni. In questi giorni si sta attendendo di conoscere, con grande rispetto, la decisione che il Tar assumerà sul calendario al fine di operare le scelte che ci consentiranno di far partire la caccia, senza incertezze, a partire dal prossimo due ottobre. Sappiamo che l’Ispra e il comitato Via sono organi consultivi che, come accade tutti gli anni, formulano normali indirizzi e prescrizioni sul calendario. Parte del territorio abruzzese è protetto integralmente e rappresenta una grandissima risorsa per tutti, da custodire con attenzione”. “Non percepisco l’attività venatoria in contrapposizione con le istanze di tutela – aggiunge Imprudente – anzi nel tempo il mondo venatorio si è dimostrato sensibile e attento nei confronti di esse.
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