Mazzocca: la Cassazione ‘demolisce’ le multe pazze del Parco Majella

“La Cassazione ha demolito le ‘multe pazze’ della vecchia gestione del Parco Nazionale della Majella. Un epilogo scontato di una vicenda ai limiti del paradosso e che non resterà dormiente’. ha esordito così il Sottosegretario con delega all’Ambiente, Mario Mazzocca, a Pescara, in Regione, nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato anche il sindaco di Palena e presidente facente funzioni del Parco nazionale della Majella, Claudio D’Emilio. “Avevamo ragione noi, – ha proseguito – allora minuscoli rappresentanti di un grande territorio. Lo avevamo detto e scritto da sei anni. Ora i responsabili se la vedranno con la Corte dei Conti”. Mazzocca ha ricordato come la vicenda sia partita dalla Deliberazione n.5 del 20 luglio 2009, a firma degli allora presidente e direttore del Parco Nazionale della Majella, Gianfranco Giuliante e Nicola Cimini, inerente la “Graduazione delle sanzioni amministrative pecuniarie”.

“All’epoca – ha spiegato il sottosegretario – manifestammo tutte le nostre perplessità, dapprima con una nota specifica al Ministero, poi con una Deliberazione della Comunità del Parco, circa le disposizioni contenute nell’atto che, fin dall’inizio, apparve chiaramente controverso, dotato di un corposo margine di discrezionalità nella fase applicativa, mai ratificato dal Consiglio Direttivo dell’Ente, oltre che pubblicato sul sito ufficiale e sull’albo pretorio ‘online’ dell’Ente Parco stesso solo anni dopo. Ma soprattutto, ad una analisi più approfondita, rilevammo allora come le esose multe applicate dal Parco Majella, stangate fino a centinaia di migliaia di euro, fossero totalmente illegittime, non previste dalla legge, eccedenti i poteri assegnati dallo Stato, dunque abusive. Tali convinzioni furono rafforzate da analoghe valutazioni contenute in una nota del Corpo Forestale dello Stato datata 26 aprile 2012, nella quale l’allora Capo del Corpo Forestale dello Stato evidenziò come la deliberazione presidenziale n.5/2009 apparisse inficiata da gravi profili di illegittimità e proponesse, al contempo, la sospensione della esecutività delle sanzioni amministrative irrogate oltre che la doverosa ‘sospensiva, in via cautelare’ del richiamato atto presidenziale, ‘anche al fine di evitare di incorrere in profili di responsabilità penale che potrebbero essere ravvisabili nelle procedure sin qui rappresentate'”.

Mazzocca, inoltre, ha ricordato come con l’arrivo del presidente Franco Iezzi, nominato dal ministero in sostituzione di Gianfranco Giuliante, “sulla base della concreta applicazione triennale di tali sanzioni” procedette immediatamente a rimodulare la tabella sanzionatoria “al fine di meglio garantire la duplice funzione preventiva e repressiva”, portando al contempo l’atto a ratifica del Consiglio Direttivo (all’epoca non ancora ricostituito). “Il nuovo Consiglio Direttivo dell’Ente – ha spiegato -, tenendo conto di un ricorso straordinario al Capo dello Stato da parte della Comunità Montana ‘Majella Pescarese’ e di un pronunciamento negativo della Comunità dei Sindaci, non ratificò né la prima né la seconda deliberazione presidenziale atteso che, nel frattempo, il Ministero dell’Ambiente, con nota del 15 gennaio 2013 fece proprie le criticità del CFS e sospese la validità dell’atto. Successivamente, il Consiglio Direttivo, supportato da uno specifico parere scientifico rimesso dal Prof. Giampiero Di Plinio (15 febbraio 2016) e dal pronunciamento dell’Avvocatura distrettuale (22 dicembre 2016), con proprie Deliberazioni n.20 del 30 ottobre 2017 e n.27 del 18 dicembre 2017 riconobbe e dichiarò “l’illegittimità ab origine” degli atti presidenziali n.5/2009 e n.6/2012 (quest’ultima comunque già sospesa) “in quanto recanti sanzioni amministrative proporzionali non legittimate dalla fonte legislativa e carichi sanzionatori superiori al massimo di legge” e adeguò la tabella sanzionatoria ai criteri di legge riconducendola in un alveo di legittimità”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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