“Da assessore al Bilancio non intendo prestare il fianco a polemiche sul come e sul perché l’amministrazione di cui faccio parte si sia trovata al momento della sua elezione, a maggio 2019, a dover fare i conti con un fardello di 33 milioni di euro di debiti, e non mi sembra che nei cinque anni precedenti avesse governato il centrodestra. Se l’ex sindaco e amico Marco Alessandrini vorrà, alla luce di ciò che dichiara oggi sui giornali, ci siederemo e analizzeremo in tranquillità tutta le documentazione sulla gestione contabile e finanziaria del Comune a far data dal 2003″. Lo afferma Eugenio Seccia, assessore al bilancio del Comune di Pescara.
“Un anno, quest’ultimo, che indico in modo non casuale perché da allora bisogna ripartire; io ho ben impressi nella mia mente i momenti in cui questa amministrazione ricorreva ai cosiddetti “derivati” (prestiti obbligazionari molto volatili), i cui effetti sulle generazioni a seguire abbiamo peraltro scongiurato grazie a una controversia legale con le banche nella quale l’amministrazione Mascia riuscì a prevalere con il sottoscritto assessore al Bilancio. Oggi Marco Alessandrini ci dice di aver ereditato dal suo predecessore (Albore Mascia), nel 2014, ben 63 milioni di pendenze e per questo di aver dato via alla proceduta di riequilibrio finanziario. Ma allora Alessandrini ci spieghi perché questa logica interpretativa, cronologica e contabile, debba essere applicata per lui e non da chi oggi è al governo della città. A meno che il sindaco, sulla carta stampata locale, non abbia parlato di se stesso. Non ricorda forse Alessandrini, che 21 di questi 33 milioni che oggi abbiamo sulle spalle sono l’eredità degli esborsi subiti per i debiti fuori bilancio precedenti al 2008, e che all’epoca era la sua parte politica al governo della città? Quindi, evitiamo cadute di stile e pensiamo al presente e soprattutto al futuro di Pescara e dei pescaresi, in un momento storico certamente difficile e nel quale le persone non amano ascoltare sterili scambi di responsabilità e un linguaggio lontano e distante dai problemi di tutti i giorni. Per questo, invito le forze politiche di tutti gli schieramenti a lavorare insieme per ottenere che il Governo possa concederci una norma specifica, come del resto già fatto per Comuni come Napoli, Torino e Reggio Calabria, che salvaguardi i nostri equilibri di bilancio, messi a grave rischio dalla decisione del Ministero di Economia e Finanza (Mef) di pretendere la restituzione in 10 anni e non più in 30 (come da procedura di predissesto approvata nel 2015) del cosiddetto Fondo di rotazione di 33 milioni. Ciò significa che il Comune dovrebbe restituire quote annuali da 3,9 milioni in luogo del milione e centomila euro precedentemente fissato. Si tratta di un impegno non sopportabile, soprattutto per ciò che riguarda le rate già scadute, che ammontano a 12 milioni di euro, che si richiedono all’ente già per il mese di giugno. Alimentiamo dunque, con la nostra deputazione parlamentare, un’azione che vada nella direzione di ottenere un provvedimento favorevole non al centrodestra ma alla città, andando oltre singole fazioni o gruppi politici. Questa è la posizione giusta da adottare. Tutto il resto risulta un esercizio lessicale che non mi interessa”.