Abruzzo, i dati dell’economia analizzati da Aldo Ronci

L’economista Aldo Ronci ha riunito i dati relativi all’Abruzzo, tracciando un quadro complessivo di vari indicatori negli ultimi quattro anni. Questi il suo report. La popolazione abruzzese e’ diminuita di 30.785 abitanti. Gli abitanti persi sono pari a quelli di 2 citta’ come Sulmona e Pratola Peligna. In valori percentuali la flessione del 2,37 per cento della popolazione abruzzese e’ stata del 50 per cento piu’ alta della decrescita italiana che ha registrato un decremento dell’1,61 per cento. Tale variazione pone l’Abruzzo al 13mo posto della graduatoria nazionale. Le imprese in Abruzzo hanno registrato un decremento di 474 unita’. In valori percentuali le imprese registrano un decremento dello 0,37 per cento quasi lo stesso dello 0,42 per cento italiano che colloca l’Abruzzo all’11mo posto della graduatoria nazionale. Le imprese artigiane subiscono una flessione di 1.880 unita’. La flessione percentuale delle imprese artigiane e’ stata pari a 6,29 per cento, pari al piu’ del doppio del dato italiano che ha registrato un decremento del 2,65 per cento. Il risultato e’ preoccupante in quanto posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale. La fotografia della situazione abruzzese emerge dall’ultimo rapporto dell’economista sulmonese il professor Aldo Ronci. L’export registra un incremento di appena 97 milioni di euro. In valori percentuali l’export abruzzese ha registrato un incremento 1,1 per cento, dato molto modesto e di gran lunga inferiore al 34,3 per cento nazionale che posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale delle regioni italiane. Gli occupati (espressi in valori medi annuali) segnano una flessione di 16 mila unita’. In valori percentuali la flessione si e’ attestata 3,5 per cento dato di intensita’ pari a 6 volte quella nazionale che e’ stata dello 0,5 per cento. Tale flessione posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale. I disoccupati (espressi in valori medi annuali) subiscono una flessione di 10 mila unita’. In valori percentuali la flessione si e’ attestata al 16,7 per cento dato di intensita’ superiore a quella nazionale che e’ stata del 26,4 per cento. Tale flessione posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale.

Se l’Abruzzo vuole marciare, almeno agli stessi ritmi dei valori medi italiani, spiega Aldo Ronci, deve cambiare passo. I numerosi provvedimenti e le notevoli risorse messe in campo finora dalla Regione Abruzzo non hanno dato i risultati sperati. Per poter avviare un processo di crescita apprezzabile bisogna focalizzare l’attenzione e le energie su due priorita’ fondamentali: le peculiarita’ dei territori che compongono la regione; l’esigenza primaria del sistema produttivo regionale. L’Abruzzo si suddivide: in una zona occidentale montagnosa delimitata da una serie pressoche’ continua di montagne che costituiscono la parte piu’ elevata di tutto l’Appennino; in una zona orientale, collinare, incisa da numerosi solchi fluviali e digradante verso il Mare Adriatico. All’interno di queste due zone si trovano territori con caratteristiche socio-economiche di gran lunga diverse tra di loro e i divari non esistono piu’ soltanto tra le Aree interne montane da una parte e le Aree costiere e collinari dall’altra ma i divari si vanno producendo anche all’interno sia delle Aree interne montane che delle Aree costiere e collinari. Allo stato si ha l’opportunita’ da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio abruzzese.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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