“Acclarata l’emergenza idrica nelle regioni meridionali ed insulari, c’è un’allarmante similitudine su quanto si sta registrando nell’Italia centrale e quanto accadde nel 2021, allorché dalla tarda primavera iniziò un periodo di drammatica sofferenza per le regioni adriatiche dal fiume Reno alla Puglia, costringendo alla sospensione del servizio irriguo”. A segnalarlo è il settimanale report dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche. Dopo un inverno con scarso innevamento sull’Appennino ed una primavera povera di pioggia, i sintomi di questo grave trend sono evidenti soprattutto in Abruzzo: dalle colline teatine alla costa pescarese, dalla Val Pescara fino al confine con le Marche, le precipitazioni nell’anno idrologico sono ai minimi; fanno eccezione la piana del Fucino e la costa vastese, dove le piogge sono rimaste nella media. Nel mese di maggio la fascia collinare litoranea, soprattutto quella centro-meridionale, ha registrato un deficit pluviometrico fino a -87,7% sulla costa pescarese mentre, per paradossale contrappasso, le piogge sono state superiori alla media (+93%) nelle zone montane della provincia aquilana
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