Caro energia, impennata del 125 per cento dei costi all’Aquila

I comuni italiani sono stati costretti a sborsare ciascuno, in media, oltre 121mila euro in più rispetto al 2021 a causa del caro energia. Un totale di quasi un miliardo di euro per utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas, con una impennata di costi aggiuntivi pari al 46,2% rispetto al 2021. E la prospettiva per il 2023 non è molto più rosea: alla leva delle entrate extratributarie (aumentate dell’11,5%), potrebbe aggiungersi anche una crescita della pressione fiscale locale toccando al rialzo, ad esempio, l’imposta comunale sugli immobili (Ici), l’addizionale comunale Irpef, la tassa di smaltimento dei rifiuti (Tari) e il tributo per i servizi indivisibili (Tasi). È quanto emerge da uno studio di Demoskopika che ha analizzato le entrate (tributarie ed extratributarie) e i pagamenti effettuati dai Comuni italiani per regione rilevati dal Siope, il sistema informativo sulle operazioni degli incassi e dei pagamenti degli enti pubblici che nasce dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e l’Istat. Nel dettaglio, si va dai 292mila euro in media per i municipi dell’Emilia-Romagna ai quasi 18mila euro per gli enti comunali della Valle d’Aosta. Le situazioni più critiche a Bari con un rialzo della spesa del 216%, seguita dai municipi di Bologna e L’Aquila rispettivamente con il 165% e il 125%.

Quasi a compensare l’aggravio dei costi per energia e gas, infatti, le entrate extra-tributarie aumentano dell’11,5%, pari a 1,3miliardi di euro rispetto all’anno precedente, probabilmente per un aumento delle tariffe che i cittadini hanno pagato per alcuni servizi pubblici e o per le entrate derivanti da un maggiore sfruttamento del patrimonio comunale. Trasporti, parcheggi, servizi scolastici, asili nido, cultura e sport le principali aree, con servizi a domanda individuale, in cui si è concentrato prioritariamente l’incremento: 298milioni di euro pari all’84,1%.

Per onorare utenze e canoni per la fornitura di energia elettrica e gas, i comuni italiani hanno speso ben 959milioni di euro in più: 3.038milioni di euro nel 2022 a fronte di pagamenti per 2.079 milioni di euro nei dodici mesi dell’anno precedente, con un rialzo degli esborsi pari al 46,2%. In particolare, l’ammontare dell’energia elettrica ha subìto una crescita di 732 milioni di euro (+45,4%) mentre la spesa per il gas è lievitata di 228milioni di euro (+48,7%). In valore assoluto, in cinque realtà regionali si è concentrata oltre la metà dei maggiori pagamenti per utenze e canoni di energia elettrica e di gas: nei comuni di Lombardia (196milioni di euro), Emilia-Romagna (96milioni di euro), Piemonte (82milioni di euro), Veneto (77milioni di euro) e Toscana (68milioni di euro) l’incremento della spesa è stata di 519 milioni di euro pari al 54,1% dell’ammontare complessivo degli esborsi. Ma se da un lato sono aumentati i pagamenti comunali per fronteggiare costi di utenze e canoni di energia elettrica e gas, sul versante opposto il rischio potrebbe essere legato ad un peggioramento della situazione nei dodici mesi del 2023: i cittadini potrebbero pagare di più per contribuire al funzionamento della macchina amministrativa e all’erogazione dei servizi comunali o potrebbero subire una contrazione di alcuni servizi. Un rischio su cui Assoutenti è già intervenuta: Un eventuale incremento della tassazione locale nel 2023 darebbe vita ad una nuova spirale inflazionistica con conseguenze pesanti per le tasche delle famiglie.

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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