I lavoratori non-italiani producono 8,8 % del nostro Pil

I lavoratori non-italiani producono 164,2 miliardi di valore aggiunto, pari all’8,8 % del nostro Pil, con una percentuale che raddoppia nel settore agricolo (16,4%) e nell’edilizia (15,1%). A metterlo in evidenza, basandosi sui dati della ‘Fondazione Leone Moressa’, sono Paolo Borgi, Chiara De Vita, Alejandro G. Jantus e Maximilian Lombardi, autori del cortometraggio ‘La forza dell’agricoltura: l’integrazione tra resilienza e resistenza’ presentato nei giorni scorsi nell’ambito del corso 2024-2025 di Media Gender & Diversity tenuto dalla professoressa Gaia Peruzzi presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (Coris) dell’Università di Roma La Sapienza. “Gli occupati non-italiani sono 2,37 milioni, il 10,1% del totale, con una punta che sale al 29,2% per il personale qualificato. Ed anche nell’ambito dell’imprenditoria l’espansione continua, con ben 776 mila imprenditori stranieri, pari al 10,4% del totale” sottolinea il giornalista e sociologo Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, del gruppo di lavoro de La Sapienza che ha realizzato il cortometraggio. Certo è che negli ultimi 10 anni gli imprenditori stranieri sono cresciuti (+27,3%), con un’incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori edili, del commercio e della ristorazione. Quelli italiani sono invece diminuiti (-6,4%).

Secondo quanto emerge dai dati, tra imprenditori, lavoratori o comunque contribuenti non-italiani, arriviamo oggi a 4,6 milioni di contribuenti stranieri, pari all’11,0% del totale, con 72,5 miliardi di euro di redditi dichiarati per il 2023 e 10,1 miliardi di versamenti Irpef. Confrontando poi il gettito fiscale e contributivo con la spesa pubblica per i servizi di welfare, scopriamo poi che il saldo per la componente ‘stranieri’ è più che positivo (+1,2 miliardi di euro), essendo essi prevalentemente in età lavorativa ed avendo così un impatto molto basso sulle principali voci di spesa pubblica, quali sanità e pensioni.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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