Il Covid affossa il Pil a -8,8%

Nell’anno del Covid il Pil e’ crollato dell’8,8 per cento, una percentuale mai vista prima d’ora, quanto meno dall’inizio delle serie storiche Istat del 1995, e che si traduce in una perdita quantificabile in circa 150 miliardi di euro. Neanche la crisi finanziaria ha pesato quanto il virus e nemmeno il 2009, considerato finora l’anno peggiore per la produzione nazionale, si era spinto tanto in basso, fermandosi a -5,5 per cento. La prima stima dell’Istat, al momento ancora provvisoria in vista dell’approfondimento di marzo, fotografa una situazione drammatica, ma certamente non inaspettata. Migliore anzi, seppure di appena due decimali, delle previsioni del governo. Ad ottobre nella Nota di aggiornamento al Def, in quelle che il Ministero dell’Economia ha sempre definito stime ‘prudenziali’, l’asticella era stata infatti fissata a -9. E nonostante le difficolta’ degli ultimi mesi dell’anno, vissuti nel pieno della seconda ondata del virus, l’esecutivo ha mantenuto sempre fede alle sue previsioni, considerate ottimistiche rispetto a quelle delle principali istituzioni internazionali, ma rivelatesi alla fine piu’ veritiere. Appena una settimana fa il Fondo monetario parlava infatti di un calo del 9,2 per cento, mentre la Commissione Ue nelle ultime stime ufficiali di novembre lo indicava a -9,9. Ad essere meno grave del previsto e’ stata proprio la caduta del quarto trimestre. La scelta di suddividere le Regioni per colori, evitando di immobilizzare di nuovo indistintamente tutta l’Italia se non nei giorni piu’ a rischio a cavallo di Natale e Capodanno, ha probabilmente ridotto l’impatto sull’economia delle misure restrittive. I servizi hanno sofferto di piu’, ma per l’industria la contrazione e’ stata ridotta.

Il periodo ottobre-dicembre si e’ cosi’ chiuso con un calo del 2 per cento dopo il maxi-rimbalzo estivo del 16 per cento. Niente a che vedere con il crollo del 13 per cento del secondo trimestre ne’ con il -5,5 dei primi tre mesi dell’anno. Nella NaDef il governo ha del resto previsto per quest’anno una ripresa decisa, pari a +6 per cento, confermata anche dal sottosegretario al Mef, Pier Paolo Baretta, l’unico esponente del governo a prendere la parola in una fase politica tanto delicata, convinto che “se finisce il Covid” si registrera’ un balzo del 5-6 per cento. Secondo l’Istat, la spinta ereditata dallo scorso anno e’ effettivamente positiva con una variazione acquisita del Pil del 2,3 per cento, ma il prolungarsi delle restrizioni e gli intoppi nella campagna vaccinale potrebbero avere il loro peso e compromettere il rimbalzo. Gli analisti concordano ormai quasi tutti nel rinviare la ripresa al secondo trimestre, cosi’ come Confindustria che vede un’accelerazione solo a partire dalla seconda meta’ dell’anno. Il Fondo monetario e’ stato in questo caso drastico: dal +5,2 per cento previsto per l’Italia qualche mese fa, e’ passato la settimana scorsa a un ben meno entusiastico +3 per cento. L’importante, secondo il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, e’ ritrovare nel tempo ritmi di crescita superiori al 2%, unica via per ridurre il debito. Da non sottovalutare sono peraltro anche i tempi della crisi di governo, il cui prolungarsi potrebbe influire negativamente.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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