Un italiano su 5 (il 20,1% dei cittadini di 18-80 anni, circa 8,6 milioni) ritiene accettabile pagare per trovare un posto di lavoro al proprio figlio. Lo rileva l’Istat nel suo ultimo report sulla corruzione nel nostro Paese. Per il 7,4% e’ sempre accettabile, per il 12,7% solo in alcune circostanze, mentre farsi raccomandare da familiari o amici per essere assunto e’ ritenuto accettabile dal 15,9%. Solo il 4,5% (un milione 947mila) dei cittadini ritiene accettabile ottenere regali, favori o denaro in cambio del proprio voto alle elezioni. La quota di persone che esprimono tolleranza e’ piu’ alta tra coloro che hanno dichiarato di conoscere qualcuno a cui e’ stato richiesto di fornire denaro o altro in cambio di beni o servizi. Questa maggiore indulgenza riguarda particolarmente i comportamenti collegati all’ottenimento di un impiego per se’ (il 24,2% lo ritiene accettabile, almeno in alcune circostanze) o per un proprio figlio (28,7%).
Nelle regioni del Centro, che sono anche quelle che soffrono la maggiore prevalenza del fenomeno, si evidenzia una tolleranza superiore rispetto all’offrire denaro (11,1%), ottenere benefici assistenziali senza diritto (10,7%) e ottenere qualcosa in cambio del proprio voto (9,3%), mentre riguardo il farsi raccomandare, oltre che al Centro (17,6%), la tolleranza risulta piu’ diffusa al Nord-ovest (17,6%), e riguardo il pagare per trovare lavoro a un figlio al Sud (23,4%).
Ad ogni modo nell’ultima indagine (2022-2023) si riscontra una diminuzione dal 2,7% al 1,3% delle richieste ricevute dalle famiglie nel triennio precedente l’intervista rispetto all’edizione del 2015-2016; i cali più consistenti riguardano i settori lavoro, uffici pubblici, sanità e giustizia.
Nel corso della loro vita si stima che il 5,4% delle famiglie abbia ricevuto richieste di denaro, favori, regali o altro in cambio di agevolazioni, beni o servizi; le richieste più frequenti al Centro (6,8%), meno nelle Isole (3,6%).
Diminuisce anche la quota di chi conosce persone che hanno avuto esperienze di corruzione: dal 13,1% (2015-2016) all’8,3% (2022-2023).
“Il fenomeno della corruzione affligge, sebbene in misura diversa, i Paesi di tutto il mondo e per questo motivo è uno dei principali temi al centro del dibattito internazionale”. Lo ha detto il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli in occasione del convegno “La misurazione della corruzione in Italia. Analisi, stato dell’arte, e prospettive” “Per prevenire e combattere il fenomeno con politiche efficaci sono indispensabili dati affidabili e aggiornati – ha aggiunto – Un quadro statistico scientificamente valido e imparziale è una necessità imprescindibile, anche se altamente sfidante, e richiede un grande impegno da parte dei Paesi. L’Istat ha cominciato a collaborare su questi temi dal 2017, in occasione della Presidenza italiana del G7, su sollecitazione del Ministero degli Esteri, sottolineando l’importanza della misurazione dei vissuti diretti della esperienza concreta di corruzione, al di là della comune percezione”. Chelli ha anche sottolineato “l’importanza della cooperazione tra istituzioni come un passo fondamentale per affrontare un tema così complesso, anche dal punto di vista della misurazione”
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