Nei primi otto mesi dell’anno sono stati pubblicati bandi di concorso per 288mila posti per i quali sono arrivati due milioni di candidature. Numeri importanti che si abbinano ai dati delle uscite per pensionamenti: nei prossimi 5/6 anni usciranno dagli uffici pubblici circa un milione di lavoratori.
Già nel 2023 sono state assunte 172mila persone e altrettante dovrebbero entrare nella P.A nel 2024 e nel 2025. Per ogni posto in media quindi ci sono quasi 7 candidati ma bisogna considerare che spesso una persona si candida per più posizioni e quindi gli aspiranti reali per ogni posto sono meno. Si sono ridotti anche i tempi per l’accesso dal momento in cui si accede a un concorso che, ha spiegato il ministro, adesso sono pari a 6 mesi a fronte di 780 giorni ai quali si era arrivati nel passato. Un freno è stato messo invece ai cosiddetti “scorrimenti” delle graduatorie degli idonei.
L’impiego pubblico resta molto appetibile anche se resta significativo il problema del recupero del potere d’acquisto dei salari dopo un biennio di forte inflazione. Per il triennio 2022-2024 l’Aran ha proposto aumenti tra i 110 e i 193 euro per le Funzioni centrali, ovvero per ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, rispettivamente per gli operatori e le elevate professionalità, pari a circa il 7,2% della retribuzione tabellare. Questo significherebbe recuperare meno della metà dell’aumento dei prezzi che si è avuto nel periodo. La Uilpa però sottolinea che l’aumento realmente disponibile sulla massa salariale del 2021 è pari al 5,78%, pari a poco più di un terzo dell’inflazione. Il contratto resta in salita perché per i sindacati questo aumento non è ricevibile.