Le imprese pagano 21 miliardi l’anno di tasse ambientali

“Anche se il governo e’ riuscito a mettere una ‘toppa’ all’ultimo momento, dall’inizio del prossimo anno tutte le imprese private dovranno aver stipulato la polizza catastrofale, sebbene ogni anno queste realta’ paghino allo Stato e alle sue articolazioni periferiche ben 21 miliardi di euro di imposte ambientali”. Lo scrive l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. “Ancorche’ la destinazione d’uso di queste risorse non sia vincolata, una parte di questi soldi potrebbe essere utilizzata per la pulizia dell’alveo dei fiumi, per la manutenzione degli argini e delle rive, per la realizzazione dei bacini di laminazione e/o le casse di espansione. Interventi – aggiunge – che dovrebbero prevenire/mitigare molti eventi calamitosi che non siamo in grado evitare. In realta’ sappiamo che queste opere non si fanno piu’ da almeno qualche decennio, oppure vengono realizzate solo dopo che il disastro si e’ verificato. In buona sostanza – al netto della confusione e delle incertezze introdotte dal regolamento attuativo pubblicato in Gazzetta Ufficiale verso la fine di febbraio – tra qualche mese le imprese si troveranno a pagare due volte la protezione ambientale: una con le imposte allo Stato centrale e agli enti locali; un’altra sottoscrivendo una polizza con le compagnie assicurative private”.

“Dei 21 miliardi di euro di imposte ambientali versati dalle imprese private nel 2022, i settori piu’ ‘tartassati’ sono quelli energivori (fornitura energia elettrica, gas, vapore, etc.) con 5,3 miliardi di euro, le imprese manifatturiere con 5 e i trasporti con 3 miliardi. Il gettito ascrivibile a questi tre settori – sottolinea – incide sull’importo totale per il 63,7%. Se al carico fiscale in capo alle aziende aggiungiamo anche quello delle famiglie, in Italia il gettito complessivo nel 2023 e’ stato pari a 54,2 miliardi di euro”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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