Nomadi digitali, le agevolazioni delle regioni italiane e dei paesi nel mondo

Il fenomeno del nomadismo digitale non è più una chimera utopica alimentata da sogni e speranze, nemmeno una propensione passeggera: si identifica come una realtà attorno a cui si è creata una vera e propria comunità di persone che condividono uno stile di vita e dei valori comuni. Il fenomeno ha trovato una grande solidità grazie alle opportunità emerse con la pandemia e ai cambiamenti che hanno investito il mondo del lavoro in toto; non si tratta di un fenomeno recentissimo, già negli anni 90 infatti si prospettava la possibilità di una vita mobile digitale, ma la consistenza che ha assunto in questi anni non trova paragoni, tanto da contare oggi circa 35 milioni di nomadi nel mondo.

Tra i temi infatti più importanti emerge la compliance amministrativa, fiscale e previdenziale, riguardo la legislazione applicabile, la gestione del sistema previdenziale e la fiscalità lavoratore dipendente o ancora il tema di attrattività dei territori.

In Italia è stata creata una politica del rientro molto favorevole agli expat, con la creazione di regimi di vantaggio fiscale: si tratta di una misura che prevede un regime di tassazione agevolata temporaneo, riconosciuto ai lavoratori che trasferiscono la loro residenza in Italia, a condizione che la durata del trasferimento non sia inferiore ai due anni e che la maggior parte del lavoro venga svolto sul territorio italiano. Questi benefici fiscali si traducono nella riduzione dell’imponibile del 70%: le imposte così dovute sono sul 30% dei redditi percepiti, 10% se la residenza è collocata in una regione specifica italiana – Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia. Se in passato questi benefici erano rivolti solamente a persone altamente qualificate, oggi questa norma è stata estesa a tutti i lavoratori: l’agevolazione fiscale, inoltre, è riconosciuta anche a coloro che vogliono trasferirsi in Italia o continuino a lavorare alle dipendenze del precedente datore di lavoro estero in modalità` smart working.

I criteri di scelta sono molto precisi, in primis una connessione internet veloce ed accessibile, il costo della vita e degli affitti, la sicurezza e le politiche del paese riguardo il tema. Moltissimi paesi in Europa e nel mondo rilasciano dei visti che permettono ai nomadi digitali di stare in un paese per un arco di tempo che va dai 6 mesi a un anno ma ci sono alcuni paesi che hanno intensificato i loro sforzi di attrattività. Tra questi paesi spiccano in Europa Malta, la Grecia, la Spagna e le sue isole Canarie – il visto qui si può prorogare per due anni, godendo di un’aliquota fiscale del 15% anziché del 24% – ma anche paesi meno caldi come l’Estonia, che, però, ammette un reddito minimo netto da dichiarare di 3.504 euro al mese. Bali ha annunciato l’introduzione di un nuovo visto denominato Second-Home Visa che consente alle persone di rimanere quasi 10 anni, e da tenere d’occhio anche l’Argentina con il visto di 1 anno: coloro che arrivano in aeroporto saranno accolti con un Welcome Kit – un chip per celullare, una tessera per i trasporti e alcuni sconti. Si distinguono poi anche le isole Cayman e Dubai, oltre che per il loro clima, per coloro che viaggiano con la famiglia: le isole infatti offrono un Global Citizen Concierge programme, un programma per frequentare scuole internazionali, Dubai invece offre un visto di lavoro virtuale

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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