Paradisi fiscali, i primi 4 sono in Europa

 Secondo uno studio recente del World Inequality Lab, i primi 5 paradisi fiscali al mondo sono il Principato di Monaco, il Granducato del Lussemburgo, il Liechtenstein e le Channel Islands nel canale della Manica. Solo al quinto posto le Bermuda, unico paradiso fiscale non europeo. Lo rileva l’Ufficio studi della Cgia. E molti contribuenti italiani, persone fisiche o società, si sono trasferiti in particolare a Montecarlo e in Lussemburgo. Si stima che grazie ai super-ricchi con la residenza all’estero, alle manovre borderline delle multinazionali e dei grandi gruppi industriali che si rifugiano nei paradisi fiscali di tutto il mondo, ogni anno “sfuggono” all’erario italiano circa 10 miliardi di euro. Circa 8mila connazionali hanno deciso di trasferire la residenza nel Principato di Monaco per via delle tasse zero sul reddito e sugli immobili.

Secondo l’Area Studi di Mediobanca nel 2022 le società controllate dalle prime 25 multinazionali del web presenti in Italia hanno fatturato ben 9,3 miliardi, ma hanno pagato all’erario solo 206 milioni di euro di imposte. L’unico dato aggiuntivo in grado di fotografare con una maggiore precisione queste realtà è di fonte Istat: il numero delle multinazionali estere presenti in Italia attraverso delle società controllate ammonta a 18.434. Per contrastare quei Paesi che applicano alle big company politiche fiscali compiacenti, dal 2024 è entrata in vigore la Global minimum tax (Gmt). Secondo il dossier curato dal Servizio Bilancio dello Stato della Camera, il gettito previsto dalla sola applicazione dell’aliquota del 15% sulle multinazionali sarà molto contenuto. Si stima che nel 2025 il nostro erario incasserà 381,3 milioni di euro, nel 2026 427,9 e nel 2027 raggiungerà i 432,5. Nel 2033, ultimo anno in cui nel documento si stimano le entrate, le stesse dovrebbero sfiorare i 500 milioni di euro.

A fronte di oltre 17,6 milioni di addetti presenti nel nostro Paese, gli occupati nelle multinazionali (siano esse estere o italiane) sono 3,5 milioni, pari al 20 per cento del totale. A livello territoriale tale quota sul totale occupati regionali sale al 24,4 in Emilia Romagna, al 25,1 in Friuli Venezia Giulia, al 25,3 in Piemonte e al 27 per cento in Lombardia. Se, invece, parliamo di fatturato, il dato annuo riferito all’intero sistema produttivo del nostro Paese è di 4.322 miliardi di euro, mentre la quota riconducibile alle big company è di 1.975 miliardi di euro. Ciò vuol dire che quasi la metà del fatturato prodotto dalle imprese private nel nostro Paese, per la precisone il 45,7 per cento, è ascrivibile alle nostre multinazionali o a quelle estere che hanno delle società controllate che operano in Italia. Su base regionale, tale dato aumenta al 49,8 in Friuli Venezia Giulia, al 51,8 per cento in Liguria, al 52,6 per cento in Lombardia e addirittura al 66,9 per cento nel Lazio. Come dicevamo più sopra, il numero delle multinazionali estere attive in Italia attraverso delle società controllate ammonta a 18.434, ma non ci sono dati statistici in grado di dirci quante sono le multinazionali italiane. Gli unici dati disponibili sono riferiti alle unità locali. Ebbene, in Italia tra le multinazionali estere e quelle tricolori le unità locali sono complessivamente 140.845 (pari al 2,8 per cento del totale nazionale).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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