Rapporto Censis, l’Italia invecchia e si fanno avanti nuove paure

Un Paese che invecchia sempre più, un Paese di ‘sonnambuli’ che restano inermi davanti ai presagi e in cui si fanno strada paure a 360 gradi: dal tracollo economico a una guerra mondiale. Non fa sconti il 57esimo rapporto del Censis che sottolinea come “alcuni processi economici e sociali largamente prevedibili nei loro effetti, sembrano rimossi dall’agenda collettiva del paese, o comunque sottovalutati, benché il loro impatto sarà dirompente per la tenuta del sistema”.

Il primo, macroscopico, effetto è l’invecchiamento. Nel 2050, tra meno di trent’anni, si stima che l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti, come se le due più grandi città, Roma e Milano, scomparissero nel nulla. La flessione demografica sarà il risultato di una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni e di un contestuale aumento di 4,6 milioni di over 65. Inevitabilmente diminuirà anche la fascia di popolazione in età lavorativa che si ridurrà di quasi 8 milioni di persone.

Nel vicinissimo 2040 solo una coppia su quattro avrà figli. Per quella data i nuclei unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (il 37% del totale). Di queste, quelle costituite da anziani diventeranno quasi il 60% (5,6 milioni) e saranno sempre più soli. Un contesto in cui cresce la rassegnazione: otto italiani su dieci sono convinti che il Paese sia “irrimediabilmente in declino”. E trovano terreno fertile le paure. Così l’84% si dice impaurito dal clima ‘impazzito’ mentre il 73% vede all’orizzonte una crisi economica e sociale molto grave, con povertà diffusa e violenza. Quasi sei su dieci temono, invece, che scoppi un conflitto mondiale e oltre la metà ritiene che non siamo in grado di proteggerci da eventuali attacchi terroristici di stampo jihadista.

Cambiano anche i desideri della popolazione che non è più alla conquista dell’agiatezza, ma alla ricerca di uno spicchio di benessere quotidiano. Il 62% cerca momenti da dedicare a sé stessi e un plebiscitario 94% rivaluta la felicità che deriva dalle piccole cose di ogni giorno come il tempo libero, gli hobby, le passioni personali. Oltre l’80% è molto attento a gestire lo stress e alle relazioni personali. E anche la soddisfazione professionale non è più al primo posto: per quasi nove occupati su dieci mettere il lavoro al centro della vita è un errore. Nonostante questo, l’occupazione nei primi sei mesi dell’anno segna un record con la fase espansiva, avviata già nel 2021, che si è consolidata. Sono 23,4 milioni gli occupati nel primo semestre di quest’anno: il dato più elevato di sempre anche se l’Italia resta ancora indietro in Europa.

Sul fronte dei diritti, sembra aprirsi una nuova stagione. Il 74% si dice favorevole all’eutanasia mentre sette italiani su dieci approvano l’adozione di figli da parte dei single e il 54% da parte di coppie omogenitoriali. Il 65% si schiera a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e il 72% dice sì all’introduzione dello ius soli. Una percentuale che sale al 76% per lo ius culturae.

Resta poi una fetta che sempre più decide di varcare i confini nazionali con l’obiettivo di una vita migliore all’estero. Una cifra in aumento del 36% nell’ultimo decennio, quasi 1,6 milioni in più. A caratterizzare i flussi più recenti sono soprattutto i giovani. Nell’ultimo anno, infatti, di 82mila espatriati il 44% (oltre 36mila) hanno tra i 18 e i 34 anni. Anche il peso dei laureati sulle partenze è aumentato significativamente, passando dal 33% del 2018 al 45% del 2021.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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