Un incontro per analizzare gli asset su cui poggiare uno sviluppo solido e diffuso per l’economia abruzzese, a partire dalla centralità e strategicità dei distretti industriali e delle filiere regionali. Questo quanto al centro dell’incontro sul tema “Scenario e trend economici dell’Abruzzo. Le specializzazioni del territorio e i distretti industriali” organizzato da Intesa Sanpaolo in via Colonnetta a Chieti. In un contesto macroeconomico che continua a presentare incertezze, infatti, la realtà del tessuto produttivo regionale e l’indagine che vi ha dedicato la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo confermano la presenza di importanti punti di forza. Di seguito i punti salienti dell’analisi.
L’Abruzzo ha una buona incidenza di manifatturiero nel tessuto economico, che favorisce una propensione all’export pari al 28%, superiore a tutte le altre regioni del Mezzogiorno anche se leggermente sotto alla media italiana.
Nel 2022, l’export abruzzese ha superato gli 8,8 miliardi di euro (+2,1% rispetto al 2021) e nel primo semestre del 2023 ha mostrato un’ulteriore accelerazione (+12,1% tendenziale, rispetto a una media italiana del +4,2%) superando i 5 miliardi di euro.
Maggior contributo dall’automotive (+10,9%) che, con oltre 1,8 miliardi, rappresenta il 36% del totale regionale; bene anche la farmaceutica (647 milioni, +51,3%), l’agro-alimentare (478 milioni, +14,7%) e il sistema moda (234 milioni, +19,8%).
- Nei distretti abruzzesi nel 2021 si è registrato un recupero quasi totale dei livelli di fatturato pre-pandemia; pesa l’andamento del sistema moda, che ha subito maggiormente gli effetti della crisi.
- Sui mercati internazionali, nel 2022 le esportazioni dei distretti abruzzesi hanno raggiunto i 674 milioni di euro con una crescita di quasi 120 milioni rispetto al 2021 (+21,6% a prezzi correnti). Si tratta del miglior risultato dal 2009 ad oggi, anche se i valori sono inferiori del 15% rispetto al picco massimo raggiunto nel biennio 2007-2008.
Per i due distretti dell’agro-alimentare i livelli di export del 2022 rappresentano il massimo storico mai raggiunto, con una crescita rispettivamente del 177% per la Pasta di Fara e del 336% per i Vini del Montepulciano di Abruzzo rispetto ai valori del 2008.
Cresce inoltre il raggio delle esportazioni, che servono mercati sempre più lontani, con gli Stati Uniti che sono divenuti il primo mercato di sbocco per i distretti abruzzesi, assorbendo il 20% del totale.
Andamento sostenuto anche nei primi sei mesi del 2023 per le esportazioni dei distretti abruzzesi (+10,6% tendenziale rispetto a una media dei distretti italiani del +2,3%).
A fare la differenza nei distretti innanzitutto il posizionamento strategico. Le imprese che hanno effettuato investimenti in certificazioni di qualità, in brevetti e in certificazioni ambientali o in energie rinnovabili hanno riportato risultati migliori in termini di crescita del fatturato e marginalità.
Emblematico il caso del sistema moda, dove la partnership con le imprese capofila del lusso si è tradotta in una migliore redditività per le imprese fornitrici della filiera.
La crisi energetica è stata affrontata adottando un mix di strategie. Secondo una survey condotta da Intesa Sanpaolo presso le filiali imprese, il 47% dei rispondenti in Abruzzo ha osservato nei propri clienti investimenti per efficientare i processi, in maniera più marcata rispetto alla media italiana; lo stesso per quanto riguarda gli investimenti in Fonti di energia rinnovabili. Queste strategie in alcuni casi hanno permesso di contenere (o addirittura annullare) il rialzo della bolletta energetica.
Tra le priorità da affrontare, oltre al recupero di efficienza, sempre più attenzione stanno acquistando i temi legati al capitale umano e alla digitalizzazione. È sempre più difficile trovare competenze sul territorio, in particolare in Abruzzo dove, secondo le ultime rilevazioni di Anpal-Unioncamere, oltre il 40% delle posizioni scoperte sono di difficile reperimento, soprattutto per le figure specializzate dove si supera il 50%.
Il territorio abruzzese continua a perdere laureati sia verso altre regioni italiane che verso l’estero: dal 2012 al 2021 l’Abruzzo ha perso oltre 5.000 giovani laureati, a cui si aggiungono oltre 1.600 che sono emigrati verso l’estero. Per trattenere giovani nel territorio, occorre incrementare l’adozione di strumenti di welfare aziendale, che permettono anche un ritorno in termini di produttività.