Vertice a Sulmona sull’incendio sul Monte Morrone che brucia da sei giorni

Sei giorni di fiamme sul monte Morrone, nel Parco nazionale della Majella, con i primi roghi divampati sabato scorso a 1200 metri, a Passo San Leonardo, fumo visibile da tutta la Valle Peligna e fiamme arrivate pericolosamente vicino alle case di Pacentro prima e di Sulmona poi. Nonostante l’intervento di Canadair, elicotteri e squadre di terra, da ieri sera l’incendio e’ tornato sulla montagna, li’ da dove era partito, a minacciare altro prezioso patrimonio naturale. Nel frattempo ha percorso ettari di bosco, con danni enormi e incalcolabili a fauna, flora e paesaggio. Senza trascurare il valore simbolico che ha per gli abruzzesi questa montagna dove visse Pietro Angelerio prima di salire al soglio pontificio come Celestino V.

“Ci sono 900 ettari di territorio boschivo presi di mira da mani scellerate che sembra abbiano progettato i luoghi dove accendere, concependoli irraggiungibili” ha detto oggi il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, dopo una riunione al Coc di Sulmona alla quale hanno partecipato anche il capo dipartimento Vigili del Fuoco, prefetto Bruno Frattasi, e il procuratore capo di Sulmona, Giuseppe Bellelli, che segue l’inchiesta sui roghi. Dal vertice e’ emerso che sara’ il prefetto dell’Aquila, Giuseppe Linardi, a coordinare gli interventi straordinari interforze tra Vigili del Fuoco, Esercito, Carabinieri Forestali, Polizia, Protezione civile e volontari, insieme ai direttori delle operazioni di spegnimento (Dos). Al momento sono impegnati 20 vigili del fuoco e 30 volontari, con l’ausilio di due Canadair. Intanto oggi sono arrivati i ‘super alpini’ dall’Aquila, con il necessario per operare in autonomia e ininterrottamente per 48 ore. Un reparto speciale che fa parte del 9/o reggimento che ha gia’ preso parte al soccorso a Rigopiano nel gennaio scorso e che opero’ dai primi momenti dell’emergenza terremoto ad Amatrice un anno fa. Dispongono di due mezzi commerciali per trasportare il personale, 5 mezzi tattici per raggiungere zone impervie, due camion militari fuoristrada, ognuno con 4000 litri d’acqua. Insieme alle fiamme non si placano le polemiche per i ritardi negli interventi, addebitati all’aver sottostimato la gravita’ dell’evento e alla scarsita’ di uomini e mezzi, soprattutto dopo l’accorpamento della Forestale nell’Arma dei Carabinieri. “L’abrogazione del Corpo Forestale ha di fatto reso inefficiente una macchina che prima lo era – afferma oggi il deputato di Fi Fabrizio Di Stefano – I mezzi che prima intervenivano efficientemente oggi sono fermi nei garage e negli hangar”. “Stiamo assistendo impotenti a un autentico fallimento del sistema di tutela anche preventivo del patrimonio naturalistico esistente in Abruzzo” dichiarava ieri Massimo Carugno della segreteria nazionale Psi.

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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