Il basket come laboratorio sociale

“Sul sociale possiamo rivendicare una iniziativa unica a livello europeo, siamo la sola associazione ad aver realizzato un sussidio di disoccupazione a sostegno degli atleti infortunati o che non hanno più una squadra e sono in condizioni di indigenza. Un sussidio che è un aiuto a superare i momenti difficili, sosteniamo le loro famiglie e siamo presi come esempio, da tutte le associazioni europee”. Alessandro Marzoli, avvocato, 33 anni, Teatino, presidente nazionale della Associazione italiana giocatori di basket che raccoglie oltre 100 mila praticanti e seicento professionisti, si mostra soddisfatto del ruolo sociale della sua associazione.

Come Associazione cosa fate a sostegno del sociale?

“Come dicevo abbiamo messo in campo il sostegno economico per chi ha necessità, ma siamo molto attivi nelle politiche adolescenziali e giovanili, abbiamo molti iscritti in questa fascia di età, ed è una soddisfazione perché riusciamo a sottrarre i ragazzi dalla overdose di Internet e dei video games, un giovane che fa sport deve relazionarsi con altri, deve fare pratica e sacrifici, deve mantenere una disciplina, deve avere fantasia”.

Ai genitori cosa raccomanda?

“Non tutti i figli diventeranno campioni e quindi è eccessivo coltivare grandi aspettative, l’importante è fare sport in età adolescenziale, lo è dal punto di vista della crescita e della socializzazione, inoltre alla attività sportiva incentiviamo, uno stile di vita sano ad iniziare dalla alimentazione”.

Veniamo allo sport, come sta il basket?

“Direi bene, i tesserati alla federazione pallacanestro che rappresentiamo sono circa 600 tra atleti e atlete, ma a noi si rivolge tutto il mondo della pallacanestro che conta oltre 100 mila tra praticanti e utenti. Come associazione nazionale, ci battiamo a livello legislativo per una legge che riconosca lo stato di atleta professionista; oggi abbiamo una stortura, ossia solo quelli iscritti alla seria A1, sono considerati professionisti, quindi solo gli altleti, mentre la A1 femminile e a scendere, sono tutti considerati dilettanti anche se sono in realtà professionisti. Questo comporta che una atleta se incinta le viene subito rescisso il contratto, la maternità non ha tutele, stiamo insistendo con i parlamentari affinché venga fatta una legge per la tutela della maternità per tutto lo sport femminile”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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