Torre de Passeri: l’Istituto Comprensivo intitolato ad Alberto Manzi

 

 

 

 

 

 

 

Perché il “maestro” Manzi

La Prof.ssa Antonella Pupillo, Dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo, spiega le motivazione della scelta nell’intitolazione ad Alberto Manzi.

L’Istituto Comprensivo di Torre de’ Passeri si compone di tredici scuole dislocate su cinque Comuni diversi. Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado a Torre de’ Passeri, Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado a Tocco da Casauria, Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo grado a Piano d’Orta, Scuola dell’Infanzia e Primaria a Pescosansonesco, Scuola dell’Infanzia Castiglione a Casauria, Scuola dell’Infanzia a Bolognano.
 
Un Istituto così articolato e complesso non ha una intitolazione unica che lo identifichi e che lo rappresenti attraverso un nome, una figura, un’idea.

A ciò si aggiunga che negli ultimi sette anni l’Istituto ha visto avvicendarsi cinque diverse dirigenze, con le fisiologiche e ovvie discontinuità che ciò può comportare.

Ma non è tutto.

La Scuola, istituzione e presidio dello Stato democratico, agenzia educativa e organo vitale della società, vive oggi il suo ennesimo momento di disorientamento, chiamata com’è a misurarsi quotidianamente con le trasformazioni (vere, virtuali, implicite, esplicite e presunte), le innovazioni, i cambiamenti sociali (quelli che guardano al futuro e quelli che affaticano il presente), il peso dei retaggi e dei condizionamenti, le ambiguità, i ritardi, i tagli, la responsabilità dell’autonomia, la crisi dei valori… Accade perché è viva e per ciò stesso completamente partecipe del divenire delle cose. Ai nostri ragazzi lo ripetiamo spesso: c’è, nella parola crisi (κρίσις), la traccia dell’operazione che anticamente la parola indicava: “crisi” era in origine la trebbiatura, la separazione della granella del frumento dalla paglia e dalla pula, dunque un’operazione di “scelta” che presuppone l’esercizio di un “discernimento”, un atto di osservazione e riflessione per stabilire, cioè per decidere, data una serie di condizioni, un intervento, possibilmente migliorativo. Ai nostri ragazzi, che naturalmente si trasformano continuamente e continuamente entrano “in crisi”, diciamo che “crisi” è anticamera del cambiamento, madre di nuove soluzioni, attività e impegno, non passività.

Ma cosa ha a che vedere tutto ciò con la richiesta di una nuova intitolazione per la nostra scuola e, in particolare, con la scelta del nome del maestro Manzi?

Molto. Anzi moltissimo.

Ripartiamo da capo e riassumiamo le condizioni: l’Istituto Comprensivo manca di intitolazione, si sono avvicendate cinque dirigenze in sette anni, la Scuola, in senso lato, vive l’ennesimo momento di crisi.

Date le condizioni in premessa, ci è parso necessario mettere in moto un processo che ci consentisse di esercitare una nuova scelta e che la scelta fosse identitaria, connotativa, ispiratrice.

Ne è nato un “compito per l’estate” assegnato ai Docenti nell’ultimo Collegio:concorso: “Alla ricerca di una nuova identità: un Nome per la mia scuola”. Fra i tanti nomi presentati al concorso, su tutti ha prevalso il nome di un maestro: il maestro Alberto (o Adalberto, come riportano anche alcuni giornali dell’epoca) Manzi

È una scelta entusiasmante.

Traduce nella figura di un uomo mite e assolutamente rivoluzionario il nostro rinnovato desiderio di valorizzare l’esperienza dell’apprendimento come scoperta quotidiana, di ripartire dalla dimensione della curiosità, di riconoscere in ogni individuo, indipendentemente dalle sue condizioni e dalla sua età, la spinta, il diritto e la volontà di conoscere e capire.

È l’incarnazione dell’invito a fare della scuola la palestra dove imparare ad imparare, dove recuperare il coraggio di sperimentare, domandare, uscire dagli stereotipi, servirsi degli strumenti insieme agli altri per sviluppare e realizzare idee. Il maestro Manzi è l’esempio della possibilità di innovare senza prevaricare, di dare valore ai processi prima che ai risultati, al metodo prima che alle soluzioni, alle persone prima che alle prestazioni, ai tentativi e agli errori prima che alle risposte.

Nella sua ultima intervista (www.youtube.com/watch?v=gKQ7GbworSw) Manzi lo dice con chiarezza: “Come potevo dimostrare che era un concetto sbagliato? … Glielo potevo imporre, però l’imposizione non forma un concetto: ti do un’informazione, ti obbligo a ripeterla, poi quest’informazione o te la dimentichi o rimane lì, però non è una crescita intellettuale…”.

Manzi insegna e ci in-segna che il pensiero unico è un pericolo immanente all’insegnamento, che l’apprendimento è un’esperienza assolutamente interiore e personale che si genera nello scambio, che presuppone la partecipazione di ciascuno, che serve a ri-conoscere e costruire identità e dignità e che è la prima, meravigliosa, occasione per sconfiggere la passività, il conformismo, l’indifferenza, il qualunquismo.

Sentiamo il bisogno di tali esempi di onestà e libertà intellettuale, perché dobbiamo restituire il mondo, la cultura e la storia ai loro legittimi proprietari: i nostri figli.


 

 

Alberto Manzi nasce a Roma nel 1924.

Dopo l’esperienza di guerra come sommergibilista, nel 1946 inizia l’attività scolastica presso il Carcere A. Gabelli di Roma. Nel 1954 lascia la direzione dell’Istituto di Pedagogia della Facoltà di Magistero di Roma per fare l’insegnante elementare e portare avanti, “sul campo”, le sue ricerche di psicologia didattica.

Ha curato sussidiari, libri di letture, diari scolastici. Assai intensa è stata la sua attività di scrittore, con oltre 30 titoli tra racconti, romanzi, fiabe, traduzioni e testi di divulgazione scientifica tradotti in tutte le lingue (Orzowei, scritto da Manzi, è uno dei libri di letteratura italiana più tradotti nel mondo), che gli sono valsi riconoscimenti e premi internazionali.

Dal 1954 al ‘77 si è recato in Sud America ogni estate per tenere corsi di scolarizzazione agli indigeni e svolgere attività sociali.

Non è mai troppo tardi”, corso per gli adulti analfabeti che successivamente verrà imitata in ben 72 Paesi, è solo la più nota di una lunga serie, tra il 1951 e il ‘96, di trasmissioni e collaborazioni con la televisione e la radio.

Nel 1981 viene sospeso dall’insegnamento per essersi rifiutato di compilare le schede di valutazione degli alunni richieste dal Ministero. La sua posizione è chiara: non vuole compiere un’azione che ritiene avversa agli interessi del fanciullo non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest’anno, l’abbiamo bollato per i prossimi anni»). La “disobbedienza” gli costa la sospensione dall’insegnamento e dalla retribuzione. L’anno dopo il Ministero della Pubblica Istruzione preme per convincerlo a scrivere le attese valutazioni e Manzi fa intendere di non aver cambiato opinione, ma si mostra disponibile a redigere una valutazione riepilogativa uguale per tutti tramite un timbro. Il giudizio è: “fa quel che può, quel che non può non fa“. Il Ministero si dichiara contrario

alla valutazione timbrata, al che Manzi ribatte: «Non c’è problema, posso scriverlo anche a penna». Secondo il maestro Manzi, il ragionamento, le parole, i colori, la musica, il gioco stesso possono diventare strumenti di cambiamento rivoluzionario, a scuola come nei libri e nella realtà, quando favoriscano la conoscenza di un sé che arriva a coincidere con l’altro: «Ogni altro sono io, capite? Ogni Altro sono io.» Sapere inteso come educare al pensare, libertà e liberazione per sé e gli altri, insegnamento comportamentale, tensione cognitiva e rivolta contro le abitudini che generano passività, stupidità ed egoismo sono solo alcune delle parole d’ordine che riassumono le sue strategie di insegnamento.

Nel 1993 ha fatto parte della Commissione per la legge quadro in difesa dei minori. Nel 1994 è stato eletto sindaco di Pitigliano (Grosseto), dove risiedeva. Qui si è spento il 4 dicembre 1997.

(notizie estrapolate da https://www.centroalbertomanzi.it )

 

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

Controllate anche

L’impegno, lo studio e i riconoscimenti. La brillante carriera di Giovanni Di Deo, tenore alla Scala.

Una passione per la musica coltivata con lo studio e la perseveranza. Il talento e …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *