Monachesino, spiritualità e luoghi di culto: chiesa di San Pietro ad Oratorium, Capestrano (Aq)
Il convegno.
L’iniziativa si è svolta domenica 15 ottobre 2023 alle ore 11,00 nella Chiesa di San Pietro ad Oratorium a Capestrano (Aq) L’iniziativa è stata patrocinata da: Comune di Capestrano, Centro Studi San Giovanni da Capestrano, Gal Gran Sasso Velino, Proloco Capestrano.
Hanno partecipato: Davide Fontecchio (vice sindaco Comune di Capestrano), Cristina D’Alfonso (Presidente Centro studi San Giovanni da Capestrano), Paolo Federico (Presidente Gal Gran Sasso- Velino), Giancarlo Ranieri (Assessore Comune di Capestrano), Mario Mazzocca (architetto), ha moderato Fabio Di Bartolomeo, giornalista.
L’iniziativa rientra nel ciclo di incontri di studio e divulgazione dedicati al “Monachesimo, spiritualità, e luoghi di culto. Le testimonianze in Abruzzo” curato dall’Associazione culturale “Blues Time”, in collaborazione con il Centro Studi di Epineion editrice e la redazione giornalistica di www.notiziedabruzzo.it Il ciclo di incontri “Monachesimo, spiritualità. Le testimonianze in Abruzzo” si sviluppa in diversi luoghi di culto e di storia. La chiesa e l’anelito religioso hanno dato forma e significato a un lungo periodo storico in Abruzzo capace di influenzare ogni altra manifestazione di pensiero di arte e di vita. Il medio evo in Abruzzo è un periodo compiuto che innalza una maestosa architettura di fede e di speranza. Ascoltare, raccogliere e divulgare è il nostro impegno.
Contatti: tel. 3493805926 – 3666567489 (anche w.app)
La chiesa di San Pietro ad Oratorium, Capestrano (Aq).
Dell’antico cenobio, fondato nell’VIII secolo e facente parte del monastero di S. Vincenzo al Volturno, rimane oggi solo la chiesa nella ricostruzione del XII secolo. Nell’iscrizione posta sull’architrave del portale di accesso si legge che alla fondazione di S. Pietro ad Oratorium partecipa il re longobardo Desiderio: A Rege Desiderio fundata Milleno Centeno renovata. Monastero, dipendente dalla potente abbazia di S. Vincenzo al Volturno, viene posto a controllo di un vasto possedimento fondiario, costituito dalla valle Tritana. L’insediamento monastico è localizzato nel punto in cui la valle si restringe, non lontano dall’antico tracciato della Claudia Nova e dal fiume Tirino, ambedue importanti vie di comunicazione. La gestione e il controllo di proprietà così vaste non è stata cosa facile e nel Chronicon racconta di varie ribellioni, databili tra l’VIII e il IX secolo, da parte degli abitanti della valle, che rivendicavano una presunta libertà dalle prestazioni servili dovute al monastero. Nel XV secolo, abbandonato dai monaci, diviene commenda degli Orsini e in seguito dei Piccolomini. La pianta si articola in tre navate, ognuna delle quali conclusa da un abside. L’articolazione interna è scandita da archi a tutto sesto che si impostano su pilastri in pietra squadrata. Nel presbiterio, leggermente rialzato, si trova un ciborio duecentesco. La conca absidale è rivestita da affreschi del XII secolo che raffigurano Cristo e i 24 Vecchi dell’Apocalisse. La facciata mostra il paramento lapideo originale, costituito da conci isodomi, fino all’altezza delle navate laterali; c’è un solo portale d’ingresso con un architrave decorato da motivi vegetali. Sulla facciata si nota il celebre e misterioso quadrato magico contenente la scritta: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS
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