Pescara, tre arresti per sfruttamento della prostituzione

Prendevano in affitto appartamenti per usarli per far prostituire giovani connazionali. Protagonisti della vicenda tre cittadini cinesi, che ieri sera sono stati arrestati dai carabinieri della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara, su disposizione del gip del Tribunale del capoluogo adriatico. In manette sono finiti una donna di 50 anni e un uomo di 52anni e un 60enne. Nello specifico, i carabinieri, dopo diversi mesi di indagini, sono riusciti a documentare dettagliatamente il giro d’affari dei tre cinesi accertando che i primi due reperivano appartamenti in varie localita’ (Pescara, San Benedetto del Tronto, San Salvo e Sulmona), normalmente con la collaborazione di persone compiacenti che si prestavano a diventare intestatari fittizi dei contratti di affitto. Gli appartamenti venivano, pero’, occupati da giovani donne che li’ si prostituivano. Attivita’ che veniva pubblicizzata su vari siti internet. Le telefonate dei clienti non arrivavano direttamente alle ragazze, ma ad una sorta di call center gestito dalla 50enne e dal 52enne arrestati. I due subito dopo contattavano la giovane presente nella localita’ scelta dal cliente, fornendole indicazioni sui prezzi da praticare, tenendo cosi’ il conto degli introiti da dividere al 50% con ciascuna ragazza. Da questo 50% venivano, inoltre, decurtate le spese affrontate per ogni prostituta per cibo, farmaci e quant’altro di loro necessita’. 

 Il cinese 60enne e’ risultato locatario, dal 2015 al 2019, di 21 immobili in vari Comuni del Centro-Nord Italia, nonche’ amministratore di due societa’ e titolare di un’impresa individuale attiva nel settore dei massaggi. Le donne – secondo quanto emerso dagli accertamenti – avevano l’obbligo di chiamare i gestori per confermare di aver eseguito la prestazione sessuale, dichiarando il denaro ricevuto e quindi di essere pronte a ricevere un altro cliente. Le ragazze non potevano gestire la propria vita e dovevano chiedere l’autorizzazione per fare qualsiasi cosa: andare a dormire, uscire per problemi di salute, effettuare ricariche telefoniche, acquistare generi alimentari. Non avevano alcuna autonomia neppure nella gestione delle prestazioni sessuali. Erano costrette a prostituirsi per l’intero arco della giornata, dalle 7 del mattino fino all’una o le due di notte. Il denaro incassato veniva in parte inviato in Cina, in occasione di viaggi di loro parenti o conoscenti, ai quali affidavano anche Rolex e gioielli che acquistavano con il denaro provento delle sfruttamento delle ragazze. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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