Sondaggio 50&Più, il 22,9% dichiara di non vedere prospettive per il futuro

L’Associazione 50&Piu’ – aderente a Confcommercio con oltre 330.000 iscritti su tutto il territorio nazionale – ha realizzato un’indagine, in collaborazione con l’istituto di ricerche di mercato Format Research Srl, dal titolo L’emergenza COVID-19, primi sintomi di impatto sociale e prospettive nel nuovo periodo. Un sondaggio che ha coinvolto 1.740 persone e da cui sono emerse aspettative diverse rispetto al prossimo futuro. Il 16,7% degli intervistati, ad esempio, si dichiara fiducioso di un ritorno alla normalita’ di sempre al termine della pandemia rispetto al 60,4% del totale che pensa si scoprira’ una nuova normalita’. Ma c’e’ anche chi (22,9%) dichiara di non vedere prospettive per il futuro

La famiglia rientra tra i primi pensieri degli intervistati: il 73,7% ha dichiarato di essere maggiormente preoccupato per il benessere della propria famiglia nell’arco dei prossimi tre anni, facendo seguire il lavoro, la salute e le relazioni sociali. Inoltre, il 71% degli italiani si dice disposto a impiegare tempo e risorse alla cura della famiglia e nel 51,8% dei casi ritiene che il nucleo familiare sia il primo valore su cui investire per assicurare la coesione sociale tra i cittadini.Nei confronti del futuro politico del Paese, il 70,6% degli intervistati pensa che nei prossimi tre anni la voce degli italiani non sara’ ascoltata dai politici . Un trend che si ripresenta anche in riferimento alla percezione della situazione economica. Il 70,2% degli intervistati, infatti, crede che l’Italia, nei prossimi tre anni, diventera’ un paese fortemente impoverito e con scarse prospettive di crescita per il futuro. Una tendenza che vede schierarsi dalla parte opposta un piu’ esiguo 29,8% secondo cui la Penisola avra’ ottime prospettive per coloro che intenderanno investire e innovare. I lavoratori e i pensionati che hanno preso parte all’indagine hanno poi risposto a una domanda sulla loro condizione economico-finanziaria nell’anno del Covid.

Il 36,5% dei lavoratori ha dichiarato di non aver subito alcuna riduzione della propria attivita’ lavorativa, mentre il 2,8% ha perso il lavoro e il 30,7% si e’ visto ridurre l’orario lavorativo e il reddito percepito. Una situazione piu’ felice, invece, per i pensionati che solo nel 3,7% dei casi hanno subito una riduzione della pensione. Il 50,8% dei pensionati intervistati, infatti, ha supportato economicamente la propria famiglia in questi mesi con un 15,3%, in particolare, che ha dichiarato di aver ceduto abbastanza spesso una parte della pensione per sostenere i familiari in difficolta’

Alcune differenze sono state rilevate anche in merito alle condizioni in cui gli italiani hanno trascorso il lockdown. Il 57,9% del campione, ad esempio, non ha riscontrato difficolta’ nell’utilizzo delle tecnologie e il periodo di lockdown si e’ rivelato utile per piu’ della meta’ (52,3%) degli intervistati che hanno sfruttato la permanenza domestica per migliorare la propria alfabetizzazione digitale. In ultimo, piu’ del 65,3% del totale ha vissuto una situazione di particolare isolamento sociale con un picco che interessa la fascia tra i 35 e i 64 anni. Una variabile che potrebbe dipendere dalle particolari condizioni che caratterizzano questa fase di vita. E’ probabile che in questo gruppo, infatti,si ritrovino lavoratori con figli piccoli o adolescenti e persone che, nel frattempo, devono occuparsi dell’assistenza di genitori o parenti anziani. Una situazione gia’ di per se’ delicata che, durante il lockdown, ha dovuto fare i conti con la didattica a distanza e lo smart working in spazi casalinghi non sempre idonei, e l’impossibilita’ di prestare assistenza continuativa a causa delle restrizioni per prevenire il contagio

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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