“Un ettaro di vigneto consuma mediamente circa 500 millimetri di acqua a stagione, cinquemila metri cubi pari a 5 milioni di litri. Occorre fare rete tra comuni limitrofi agendo insieme, dando prioritร anche al problema della dispersione dellโacqua”.
Eโ quanto sottolinea il presidente Angelo Radica, Presidente dell’Associazione Nazionale Cittร del Vino, alla vigilia del Vinitaly Verona (2-5 aprile Veronafiere), dove saremo presenti (Galleria Arena โ Stand 11), con 11 eventi in programma, fra cui la presentazione dei dati dellโOsservatorio del Turismo del Vino, con un focus di 145 comuni italiani.
“Eโ drammatico per il futuro dei territori del vino italiano constatare che riusciamo a raccogliere solo lโ11 % dellโacqua piovana a causa di una rete infrastrutturale non adeguata, mancanza di piccoli invasi e perdite idriche del 42%. Oltre agli investimenti giร previsti per 3,9 miliardi di euro (di cui 2,9 mld dal PNRR) per rendere efficienti, sicure e durature nel tempo le infrastrutture idriche; occorre investire in ricerca ed innovazione, valorizzando il ruolo dei vitigni โantichiโ resistenti alla siccitร , ma anche sperimentarne di nuovi che siano resistenti e che abbiano bisogno di minore risorsa idrica. Sempre con una gestione intelligente dellโacqua. Eโ necessario programmare strategie sul breve e lungo periodo facendo sinergia fra Comuni, Governo, Regioni, Universitร e centri di ricerca. Lโemergenza idrica ha avuto nellโultima vendemmia, in alcuni areali, risvolti estremi, per certi versi drammatici, e questo impone nuove strategie di gestione delle risorse idriche โ aggiunge il presidente Radica -. Su questo tema i sindaci sono chiamati a svolgere un ruolo strategico attivando nuove iniziative per una gestione piรน intelligente e condivisa della risorsa acqua. In molte aree sarebbero utili dei micro-invasi per una piรน regolare distribuzione nei periodi estivi; vanno anche attivate tutte le sinergie per il recupero delle acque reflue che non devono piรน essere considerate un problema ma una risorsa. Inoltre, i comuni possono favorire – compatibilmente con gli strumenti di pianificazione regionale – una minore burocrazia ed uno snellimento delle autorizzazioni nei casi in cui non cโรจ un chiaro impatto paesaggistico ed ambientale”.