Una 13enne sarebbe stata circondata da due adescatori di minorenni. Uno dei due è stato identificato e accusato di aver indotto la ragazzina, residente all’Aquila, “a denudarsi e a compiere atti sessuali, realizzando video e foto di natura pedopornografica che poi gli inviava”.
L’avvocato di fiducia del 20enne egiziano ha avanzato la richiesta di rito abbreviato. La vicenda ruota, nel giorno di Natale di tre anni fa, quando l’atteggiamento sconvolto della ragazzina ha insospettito sua madre che dopo aver visionato il telefonino della ragazzina, scoprendo come su Whatsapp, da parte dell’indagato vi fossero richieste insistenti di effettuare dei video pornografici con indicazioni esplicite. L’indagato avrebbe minacciato la minore di far vedere ai familiari il materiale che la riguardava se non avesse inviato video o foto entro un determinato orario. Sempre visionando il dispositivo elettronico della figlia, la donna si sarebbe imbattuta in un altro nominativo, un altro ragazzo che avrebbe affermato di essere un cameriere e di volerla incontrare.
La mamma della 13enne si e’ decisa a chiedere aiuto agli agenti della Polizia postale i quali, diretti dal commissario David Palmieri, hanno immediatamente avviato le indagini del caso, partendo appunto dall’esplorazione del dispositivo elettronico in uso alla minore. Alla fine il giovane “pentito” egiziano è stato incriminato con la pesante accusa di adescamento di minore per fini legati alla pedopornografia. Di qui da parte della Procura dell’Aquila della richiesta di rinvio a giudizio per il 20enne, sulla quale l’avvocato del ragazzo ha chiesto ed ottenuto di poter aderire al rito abbreviato che prevede, in caso di condanna, uno sconto di pena.