Discarica di Villa Carmine a Montesilvano sequestrata, indagato il vice presidente della Regione

L’intero sito dell’ex discarica di Villa Carmine a Montesilvano che non è più in funzione dal 1996, è stato posto sotto sequestro. L’operazione è stata eseguita su incarico della Procura di Pescara, che indaga per omessa bonifica e inquinamento ambientale. Indagati il vicepresidente della Regione Abruzzo, con delega all’Agricoltura, all’Ambiente e al Ciclo idrico integrato, Emanuele Imprudente, il consigliere regionale, con delega ai rifiuti, Nicola Campitelli (FdI), e funzionari della Regione e dell’Arap (Azienda regionale attività produttive). Ne dà notizia la Tgr Abruzzo della Rai.

La discarica, alta più di 38 metri, contiene 300 mila metri cubi di rifiuti, in buona parte interrati sotto il livello del mare, ed è situata a ridosso del fiume Saline. L’intera area è a rischio alluvione e anche l’Arpa avrebbe certificato da tempo il deflusso del percolato nell’alveo del corso d’acqua e nei terreni circostanti. A marzo scorso erano iniziati dei lavori, finanziati dalla Regione e eseguiti dall’Arap, per l’adeguamento di un impianto di pompaggio e smaltimento delle acque sotterranee. L’operazione, fa sapere la Guardia costiera in una nota, rientra nelle attività di polizia ambientale condotte dal Ccam (Centro Controllo Ambientale Marino), volte alla tutela del territorio e alla salvaguardia della salute pubblica. Durante la consueta attività di monitoraggio della costa e di corsi d’acqua di competenza, i militari hanno rilevato la presenza, lungo l’alveo del fiume Saline, di alcune chiazze di colore scuro maleodorante riconducibile a vista al cosiddetto “percolato da discarica” in corrispondenza del deposito di rifiuti di Villa Carmine. A seguito delle indagini, in corso da circa un anno – titolare del fascicolo è il sostituto procuratore Andrea Di Giovanni – con l’ausilio della Guardia Costiera e con il supporto tecnico dell’Arpa Abruzzo, sarebbe emersa, secondo l’ipotesi formulata dalla Procura, l’omessa bonifica e l’inquinamento ambientale del sito, già oggetto di sequestro nel 2016. Da quella data, nonostante le prescrizioni e l’accertata pericolosità ambientale, si legge nella nota, non sarebbe mai stata eseguita, da parte degli enti pubblici competenti, alcuna messa in sicurezza, con la conseguente fuoriuscita di percolato nel sottosuolo e nelle acque del fiume Saline per i quali sono in corso ulteriori accertamenti per verificare eventuali danni ambientali o pericoli per la salute pubblica. L’area sequestrata ha un’estensione pari a circa 21mila metri quadrati e contiene circa 300mila metri cubi di rifiuti, rappresentando una “fonte di potenziale contaminazione ambientale di rilevante entità”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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